Verso l’oscurità
Per il suo ventitreesimo lungometraggio, e quasi altrettanti cortometraggi, Pedro Almodóvar si muove ancora di più verso la purezza, già iniziata nel 2019 con il suo Dolore e Gloria e vince il jackpot della Mostra del Cinema di Venezia 2024 ottenendo il premio supremo, il Leone d’Oro. Alcuni critici sono un po’ scettici, ma quest’ultimo Film è un innegabile successo anche se il soggetto ovviamente non è dei più divertenti. Ma Pedro Almodovar, in realtà, non ha mai realizzato altro che film sull’amore e sulla morte? Devi solo vedere Matador 1986 e Ritorno nel 2006 tra gli altri… Certamente, questo La stanza successivaanche se interferisce più da vicino con i rapporti tra donne, non ha nulla a che fare con essi Donne sull’orlo di una crisi di nervi nel 1988 o addirittura ancora Tacchi a spillo nel 1991. Ispirato da un romanzo americano, Allora qual è il tuo tormento? (Cosa stai passando) di Sigrid Nunez, pubblicato nel 2020, La stanza accanto racconta di un ricongiungimento un po’ morboso tra due donne che avevano perso i contatti e che si ritrovano nel momento in cui una sta per lasciare volontariamente la vita e l’altra ha da poco scoperto il successo letterario.
Film di apprendimento
È in un certo senso un film di apprendimento, di passaggio, di sostegno. Un film su questa parola un po’ abusata, resilienza. Come si può aiutare qualcuno a morire, senza ricorrere né alla legge né all’omicidio? E per fare questo si rivolge a due attrici internazionali dal talento infinito, Julianne Moore, che ha stupito Le Ore di Stephen Daldry nel 2002 e Tilda Swinton che aveva già diretto nel 2020 in un mediometraggio adattato da Jean Cocteau, La voce umanae che Roberto Rossellini aveva già messo in scena nel 1948 con Anna Magnani e Dominique Delouche nel 1971 adattando l’opera di Francis Poulenc. ” Accompagnare. Fare compagnia, stare accanto a qualcuno senza necessariamente parlare, semplicemente esserci. Accompagniamo nel dolore e nel piacere, si legge nella cartella stampa del film di Pathé, distributore in Francia. Avere la generosità di sostenere qualcuno è una delle qualità più benefiche verso gli altri. Una qualità superiore ai grandi sentimenti come l’amore, l’amicizia o la fraternità. Stare con qualcuno in una complicità silenziosa, solidale e umana a volte è l’apice di ciò che possiamo fare per gli altri. Non è nemmeno necessario essere un buon interlocutore, che sarebbe come un prolungamento del saper accompagnare. »
Attrici in sintonia
Questa definizione dà davvero il senso di questo film tiepido che riserva una sorpresa verso la fine, una sorta di prolungamento della vita, che dà tutto il sapore agli scenari spesso molto contorti di Pedro Almodóvar, spesso ereditati dalla letteratura di stazione che sua madre tanto amato e alla quale ha reso omaggio attraverso la grande Marisa Paredes, purtroppo recentemente scomparsa, Il Fiore del mio segretonel 1995. E, poiché squadra vincente non si cambia, per quest’ultima opera che senza dubbio annuncia l’ingresso nella vecchiaia dell’ancora fiammeggiante regista, almeno nelle coloratissime scene e costumi di Inbal Weinberg, riconoscibile tra mille grazie sotto il loro tocco almodovariano, Pedro Almodovar ha ancora e sempre affidato la produzione a suo fratello Agustin e la musica ad Alberto Iglesias. Ed è Edu Grau a illuminare i volti di Ingrid e Martha, queste due ritrovate amiche, per magnificarle e renderle immarscibili. Almodóvar ritrova qui il suo soggetto preferito, l’eterno femminino, ma se mai avesse abbandonato queste donne: “È un vero tour de force per le due attrici”, dichiara Pedro Almodóvar. Se per Tilda Swinton è stato difficile rimanere in agonia durante i suoi lunghi monologhi senza cadere nella teatralità o nella monotonia, è perché i suoi scatti si alternavano a quelli di Julianne Moore che la guardava e la ascoltava. Solo le grandi attrici sanno guardare e ascoltare in silenzio. » Solo, forse, John Turturro nel ruolo dell’amico quasi invisibile e la cui presenza è piuttosto poco sfruttata e giustificata, avrebbe meritato un po’ di meglio.