una vita di provocazioni – Libération

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Scomparsa

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Dal “dettaglio” al “crematorio Durafour”, l’ex presidente del FN ha moltiplicato le esternazioni razziste e antisemite nel corso della sua carriera politica.

Morto all’età di 96 anni martedì 7 gennaio, Jean-Marie Le Pen ha moltiplicato i suoi eccessi verbali facendo delle sue provocazioni un marchio di fabbrica, combinando talvolta i gesti con le parole come durante le elezioni legislative del 1997. È venuto per sostenere la maggiore delle sue figlie, Marie -Caroline, candidata nella 8a circoscrizione elettorale di Yvelines, attacca violentemente la deputata socialista e sindaco di Mantes-la-Jolie, Annette Peulvast-Bergeal, spingendola contro un muro e cercando di strapparle la sciarpa tricolore ruttando: “Siamo stufi di te, lo sai che siamo stufi di te?” Molto violenta, la scena, filmata, ci riporta alla giovinezza del presidente dell’FN, quando non esitava a sferrare pugni. Un attentato che gli è valso una condanna a due anni di ineleggibilità.

Ma è soprattutto alla radio e alla televisione che Jean-Marie Le Pen moltiplica gli eccessi. Quella che lo perseguiterà fino alla fine (e che ripeterà) fu pronunciata nel settembre 1987 su RTL quando disse a proposito delle camere a gas: “Non ho studiato la questione nello specifico, ma credo che sia un dettaglio della storia della Seconda Guerra Mondiale.”

Ancora nel 1987, sul set di il momento della veritàdescrive i pazienti affetti da AIDS come “sydiaco” che, per lui, sono come specie di “lebbroso”

Belgio

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