Cosa vedere al cinema
L’EVENTO
LA STANZA LATO ACCANTO ★★★☆☆
Di Pedro Almodovar
L’essenziale
Primo film americano (con Julianne Moore e Tilda Swinton) e grande opera finale, il nuovo Pedro Almodovar sconvolge sottilmente il tempo.
Al centro di La stanza accantoun patto fuorilegge: quello stretto tra Ingrid (Julianne Moore) e Martha (Tilda Swinton). Affetta da una malattia incurabile, vuole togliersi la vita e vorrebbe che la sua amica fosse nella “stanza accanto” la notte in cui prenderà la pillola fatale. Fino ad allora, nella comodità di una casa lontana dal mondo, le due donne avranno l’opportunità di fare il punto della propria vita. E fa il punto sulla sua arte Almodovar, lui che ha firmato nel 2019 Dolore e Gloria il suo grande film meditativo, ma non sembra voler rallentare il ritmo. Tra purezza e pretesa artificiosità, lo spagnolo si rivela qui tanto ossessionato dall’idea del film “testamento” quanto trasportato dall’eccitazione per un primo lungometraggio americano con star internazionali. Vaga nella sua opera, in quella dei suoi maestri, nella propria stanza di esteta, e filma personaggi già morti, già in lutto, per raccontare meglio questo sentimento affascinante: quello di essere uno spettro dentro la propria esistenza.
Frederic Foubert
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LA PREMIERE È PIACIUTA MOLTO
FUOCHI SELVAGGI ★★★★☆
De Jia Zhang-Ke
Il cinema di Jia Zhangke ha la magica capacità di rigenerare costantemente se stesso e certe sequenze Incendi selvaggi provengono direttamente dai suoi film precedenti (Un tocco di peccato, Gli Eterni…) Al centro dell’inquadratura la Cina ma anche Zhao Tao, la musa che indaga lo spazio e il tempo con sovrana dolcezza. Il suo personaggio è alla ricerca della persona amata scomparsa senza dire una parola. Non ha bisogno di aprire troppo la bocca per esprimere la sua preoccupazione (cosa gli è successo?), il suo presentimento (E se fosse un codardo?) e il suo coraggio (l’immensità del territorio? e il tempo non la spaventa). ) Attorno a lei, il mondo si muove, la costruzione di una diga sta per portare allo sfollamento di milioni di persone, gli edifici delle grandi città crescono troppo velocemente… Quindi resta lì’ amore che, lo abbiamo ben capito, sembra irraggiungibile. Quindi il viaggio continua. Zhao Tao non si sente dispiaciuto per se stesso. Cammina verso altre eternità.
Tommaso Baurez
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PRIMO A MI PIACE
SQUADRA CRIMINALE: PANTERA ★★★☆☆
Di Christian Gudegast
In un momento in cui Hollywood sta cercando di appianare le sue produzioni d’azione, questo sequel Squadra Criminale cade sugli schermi per orchestrare un caos magnifico, molto trash e piuttosto serrato! Questo sequel traspone l’azione da Los Angeles all’Europa con l’idea di trasformare Gerard Butler, il burbero ex poliziotto dall’etica flessibile, in un criminale pienamente impegnato. La prima opera guardava senza vergogna Calore. Pantera offre un cocktail esplosivo che mescola azione cromata e colpi di scena in stile pistone Fast & Furious con il film sulla rapina nello stile diOcean’s Eleven. E Butler, carico del suo carisma da gangsta neo-carne, trova qui il suo miglior ruolo da… il primo Squadra criminale. Più massiccio, sarcastico e volgare che mai, ma anche molto carismatico, infittisce il suo poliziotto caduto consumato dal fallimento e dall’amarezza, che qui trova una forma di redenzione nella sua discesa agli inferi. Infine, dietro la macchina da presa, Gudegast orchestra questo circo con un know-how pirotecnico che non manca mai, dove anche i campi larghi sembrano aver fatto un po’ di muscoli.
Pierre Lunn
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NESSUNO CAPISCE NULLA ★★★☆☆
Di Yannick Kergoat
Questo documentario affronta il cosiddetto caso del finanziamento libico, partendo da una frase di uno dei principali imputati – e ad oggi presunto innocente – Nicolas Sarkozy: “ i francesi hanno difficoltà a riassumere ciò di cui sono accusato. Nessuno capisce niente “. Chiche risponde quindi a Yannick Kergoat (I nuovi cani da guardia). Basandosi sull’indagine condotta da Mediapart a partire dal 2011, Kergoat torna indietro nel tempo riunendo immagini d’archivio, scambi telefonici tra Sarkozy e Gheddafi e testimonianze di persone vicine e competenti sulla questione. Il regista riesce nell’impresa di chiarire del tutto questo groviglio con questo tono un po’ ironico che non mancherà di far infuriare i difensori di Nicolas Sarkozy. Ci rammarichiamo inoltre che non abbiano voluto fornire la loro versione dei fatti. Mentre Fabrice Arfi di Mediapart (coautore del sondaggio) si spinge al contrario, un po’ troppo. Ma lo stupore che proviamo per le conseguenze di quello che potrebbe essere uno dei più grandi scandali della Quinta Repubblica prende il sopravvento. Toccherà ai tribunali esprimersi e decidere, a partire da mercoledì.
Thierry Cheze
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LA FIGLIA DI UN GRANDE AMORE ★★★☆☆
Di Agnès de Sacy
Sceneggiatrice che ha vissuto per 25 anni il periodo d’oro del cinema francese (ha scritto film di Valeria Bruni-Tedeschi, Zabou Breitman e Pascal Bonitzer), Agnès de Sacy dirige qui il suo primo lungometraggio, raccontando la storia unica dei suoi genitori, che divorziarono negli anni ’70 prima di risposarsi vent’anni dopo, dopo aver visto un film studentesco sulla figlia. Piuttosto che firmare una classica “commedia di un nuovo matrimonio”, il regista crea un dramma agrodolce in cui le due figure genitoriali, interpretate dalla formidabile Isabelle Carré e François Damiens, appaiono come esseri assaliti da ansie, dubbi e segreti. Se la drammaturgia a volte passa molto velocemente su certi dettagli incatenandosi avanti e indietro tra Parigi e i Pirenei, lo sguardo solare che assume il regista sulla difficoltà di trovare la pace interiore tocca il cuore.
Damien Leblanc
HIVER A SOKCHO ★★★☆☆
De Koya Kamura
Un film in tensione, in una via di mezzo permanente ma senza mai balbettare. Per il suo primo lungometraggio, Koya Kamura riesce a realizzare un delicato adattamento del romanzo di Elisa Shua Dusapin. O come l’arrivo dell’autore di fumetti francese Yan in una città della Corea del Sud avrà un profondo impatto sulla routine quotidiana di una donna coreana di 23 anni, impiegata dell’hotel dove alloggia. Perché la sua presenza risveglia in lei una ferita mai rimarginata: l’abbandono da parte del padre francese, sul quale la madre è avara di confidenze. Inverno a Sokcho racconta quindi una ricerca impossibile, quella di trovare nel comportamento di Yan, silenzioso e misterioso, vie di risposta alle sue domande, quando, in realtà, nulla le unisce. Portato dal duo Bella Kim-Roschdy Zem e dalla sua gamma di sfumature nei silenzi, Inverno a Sokcho sedotto dal contrasto tra l’intima violenza di ciò che vi si svolge e l’avvolgente morbidezza della sua messa in scena.
Thierry Cheze
BERNIE ★★★☆☆
Di Richard Linkater
Berniedi Richard Linklater, arriva nelle sale francesi quattordici anni dopo l’uscita americana. Una difficoltà di esportazione dovuta senza dubbio alla sua stessa natura texana, essendo il film irrigato da un umorismo piuttosto pungente sulle differenze subregionali all’interno del “Lone Star State”. Ma parlerà comunque ai fan di vero criminedi cui è una sorta di pastiche: Linklater racconta qui la storia vera di Bernie Tiede (Jack Black), un imbalsamatore adorato dalla sua comunità, che si ritrovò al centro di un caso criminale che coinvolge una vedova irascibile (Shirley MacLaine) e un pubblico ministero a Stetson (Matthew McConaughey). La storia è punteggiata da interviste davanti alla telecamera a persone che hanno incontrato Tiede, un processo tipico del gusto di Linklater per i dispositivi concettuali, ma che si rivela noioso nel lungo periodo. Ciò che resta è la performance equilibrista e antologica di Jack Black, che sarebbe un vero peccato perdersi, anche quattordici anni dopo.
Frederic Foubert
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