Andarci oppure no? Il dilemma si presentò, implacabile. Una tempesta australe come ospite indesiderato di questo nuovo anno, che colpisce i naviganti nel posto peggiore, poco prima di oltrepassare la punta sudamericana, dopo aver preso tutta la sua potenza rafforzandosi lungo la catena montuosa delle Ande. I file erano, da un aggiornamento all’altro, inflessibili: 40 nodi stabiliti, fino a 60 a raffica, con 6 metri d’onda. E l’implicita promessa di peggio, poiché si sa, in questa regione ostile che comunemente chiamiamo Mari del Sud quando meriterebbero tanti altri epiteti, la realtà si rivela sempre più forte delle previsioni.
Erano poi tre le imbarcazioni a presentarsi alle porte del Sud Atlantico, nelle stesse acque. A bordo, un solo comandante decide, assumendosi la piena responsabilità. I due velisti che lo accompagnavano, l’italiano Giancarlo Pedote e la franco-tedesca Isabelle Joschke, entrambi handicappati per danni a varie appendici, hanno scelto di prendersela comoda. Aspetta un po’ per evitare l’impatto della tempesta e le onde che ha portato… Il ricongiungimento con Capo Horn dovrà aspettare. Ma Alan Roura ha deciso di mantenere il suo incontro, fiducioso nella capacità del suo IMOCA Hublot di sfidare gli elementi. “La cosa più ragionevole sarebbe lasciare passare la forza principale del vento, ma io passo”, spiegò senza battere ciglio, indossando gli stivali e l’impermeabile.
“Io, volevo solo andare”
Risultato della scommessa? Tre motivi per festeggiare. Innanzitutto il primo, quello che ci fa assaporare sempre di più un risultato quando abbiamo sofferto per ottenerlo! Perché sì, abbiamo dovuto stringere i denti, togliere le piccole vele da maltempo, vigilare costantemente sull’attrezzatura. In questi momenti è riduttivo dire che il marinaio diventa tutt’uno con la sua barca; soffre altrettanto. Sulla mancanza di sonno, un proverbio di marinaio dice saggiamente “se parli con la tua barca è normale, se risponde vai a letto”. Evidentemente il velista svizzero ha superato questa fase da tempo, lui che ha spiegato con umorismo, mentre cercava di farsi strada tra le grandi onde, “tanto non posso forzare la barca, ho il mio timone che mi parla dietro e dice “Grouack!” » Una specie di linguaggio da rospo che capisco molto bene, che significa: amico, se tiri di più non finirò il giro quindi aspetta finché non hai finito con la cremagliera così puoi accelerare di nuovo, per favore! »
In questa situazione di stallo molto particolare, l’uomo e la macchina saranno riusciti a farcela senza troppi problemi, offrendo una seconda gioia ad Alan. Quello un po’ egoista, ma gli concediamo con gioia il fatto di avere solo questo pezzo di scogliera arida, spazzata dai venti, la prima terra per così tanto tempo che dell’ultima abbiamo quasi dimenticato i contorni. Un tête-à-tête via VHF con il guardiano del faro, all’alba, su un mare magicamente tornato piatto dopo aver attraversato il Capo, al punto da chiedersi se tutto questo rumore non fosse un miraggio. Da sempre, il terzo Capo Horn nella vita di Alan Roura, a soli 31 anni, è stato il più difficile da raggiungere, e tanto più magico da contemplare.
La terza soddisfazione, infine, è quella del concorrente. Tuttavia, Alan, sempre umile di fronte alla potenza della natura, non sarà mai felice di battere un marinaio che ha fatto la delicata scelta della prudenza. Sul ponte della sua IMOCA giallonera, ha spiegato alla sessione: “Non c’è merito, l’ho fatto perché la mia barca era capace, anche gli altri avevano le loro ragioni per non andare e sono altrettanto legittime. Volevo solo andare, non aspettare oltre e provare a prendere la macchina davanti”.
Il risultato è ancora immediato in questa lunga flotta del Vendée Globe, di cui Alan ne occupa ormai 17e posizione, pressione significativamente inferiore da parte dei suoi due inseguitori relegati a quasi 400 miglia dietro. E ora più vicino alla barca di fronte, la nuovissima IMOCA di Jean Le Cam, che ai suoi ex amici.
“È l’inizio della fine del Vendée Globe”
Questo è l’obiettivo, ora tracciato sul suo radar personale. Raggiungi “Re Giovanni” e dimostragli che dovrai contare sull’orologeria svizzera per essere puntuale fino alla fine! Un nuovo obiettivo in questo lungo viaggio per il quale, come sempre, Alan Roura continuerà a dare tutto per cercare di raggiungerlo. Senza garanzia di risultato, senza la certezza di non lasciare alcuna piuma, ma con la voglia sempre rinnovata di tracciare la sua scia, e di rendere orgoglioso chi lo ha reso possibile, a cominciare da lui.
Perché già il passaggio di Capo Horn, unito a questo nuovo anno ricco di buoni propositi, suona come un primo bilancio. “Ho trovato ciò che definisce Capo Horn: è l’inizio della fine del Vendée Globe”, scrive simpaticamente Alan in uno dei suoi messaggi da bordo. Sai che giri a sinistra e che dietro di te tornerai verso casa. Quindi la salita non sarà necessariamente veloce, ma ogni giorno ti avvicina chiaramente al traguardo. » In attesa di rivedere un’altra terra, questa molto più familiare, dobbiamo mantenere la rotta, anche se la festa è lungi dall’essere finita. A riprova prendiamo la sua bottiglia di champagne di Capodanno appena aperta, segno che quest’anno c’erano molte altre carte da friggere. Le prossime bollicine saranno per il pontile, e saranno ancora più gustose.