È lui l’uomo al centro di questa vasta vicenda. L’ex capo di Stato Nicolas Sarkozy è arrivato lunedì 6 gennaio al tribunale penale di Parigi per l’apertura del processo per sospettato finanziamento libico della campagna presidenziale del 2007. In tribunale hanno cominciato ad arrivare anche gli altri 11 imputati. L’ex capo di Stato, 69 anni, dovrà comparire per quattro mesi, tre giorni alla settimana, insieme ad ex ministri e intermediari sulfurei, con l’accusa di finanziamento illegale della sua vittoriosa campagna da parte del defunto dittatore libico Muammar Gheddafi. Accuse che ha negato apertamente dopo la rivelazione della vicenda nel 2012. Segui il nostro live streaming.
Un “patto di corruzione” al centro dell’accusa. Nicolas Sarkozy è accusato di aver trascorso, alla fine del 2005, soprattutto con l’aiuto dei suoi carissimi amici Brice Hortefeux e Claude Guéant, un “patto di corruzione” con il ricco dittatore libico in modo che lui “supporto” finanziariamente la sua adesione all’Eliseo. Processato per corruzione, occultamento di malversazione di fondi pubblici, finanziamento illecito elettorale e associazione per delinquere, rischia dieci anni di carcere e una multa di 375.000 euro, oltre alla privazione dei diritti civili (quindi ineleggibilità) fino a 5 anni.
Una “favola”, secondo Nicolas Sarkozy. L’ex presidente, che sta affrontando il suo quinto processo, insiste nel dire che questa vicenda è un “favola”. Se questo finanziamento fosse esistito “così massicciamente”, “Perché non ci sono prove di questo? Nemmeno un inizio?” ha detto durante un interrogatorio. I giudici hanno riconosciuto nell’ordinanza di rinvio che non vi era “prova inconfutabile” ma uno “pacchetto di indizi”. Condannato in via definitiva per il cosiddetto caso delle “intercettazioni”, Nicolas Sarkozy dovrebbe essere messo sotto un braccialetto elettronico tra poche settimane.
Provarono altri dodici imputati. Nicolas Sarkozy è sospettato di aver permesso “perfetta conoscenza dei fatti” i suoi parenti per il recupero del denaro. Quattro membri della sua guardia di allora vengono quindi rimandati al suo fianco: Claude Guéant, Brice Hortefeux, Eric Woerth e Cédric Gaubert. Quest’ultimo, secondo i giudici, “organizzato” e ricevuto “trasferimenti di fondi” dalla Libia, tramite gli intermediari Ziad Takieddine e Alexandre Djouhri. Il primo, latitante in Libano, dovrebbe essere processato in contumacia. Da parte libica solo l’ex finanziatore del regime, Bachir Saleh, viene deferito alla giustizia francese. Bersagliato da un mandato d’arresto, dovrebbe essere processato anche in contumacia.