In Ucraina, le usanze invernali resistono al riscaldamento globale

In Ucraina, le usanze invernali resistono al riscaldamento globale
In Ucraina, le usanze invernali resistono al riscaldamento globale
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“Gli inverni caldi rappresentano un grande cambiamento nei Carpazi dell’Ucraina occidentale, la terra degli Hutsul, dove le usanze natalizie richiedono un clima freddo”, scritto L’Indipendente di Kiev. Nel suo servizio il quotidiano anglofono torna al villaggio di Sokolivka, famoso dal 1990 per le sue spettacolari “città di ghiaccio”, che potrebbe durare fino a marzo. Queste creazioni, raffiguranti temi cristiani e costituite da cappelle, croci e pozzi scolpiti nel ghiaccio, un tempo attiravano visitatori da tutta l’Ucraina.

Ma, da tre anni, queste tradizioni sono cessate, per mancanza di temperature sufficientemente basse. Con gli inverni ormai intorno ai 5°C, il ghiaccio, una materia prima essenziale, sta diventando impossibile da trovare. Nel 2021 e nei due inverni successivi a Sokolivka è stato possibile realizzare solo la croce di ghiaccio, il resto delle decorazioni è stato realizzato in legno di betulla.

Tra le tradizioni più significative degli Houtsoules, gruppo etnico montano ucraino, quella koliada occupa un posto importante. Nel 2022, durante il primo Natale dall’invasione russa, questo rito ha riunito 5.000 persone vicino alla chiesa dove iniziano i canti. “Un po’ come in Occidente”, questa tradizione vede gruppi di cantori passare per ogni casa del villaggio per celebrare attraverso i canti la nascita di Gesù. In cambio, le famiglie spesso li accolgono attorno a un pasto festivo.

Tra guerra e clima: una doppia punizione

Ivan Zelenchuk, 70 anni, fisico e storico locale di Kryvorivnia, nell’Ucraina occidentale, ricorda che quando era bambino, il koliada si svolgeva sempre in un freddo gelido. “A Natale, -30°C era una temperatura normale.” I cantanti correvano spesso il rischio di perdere la voce o di prendere un raffreddore.

Oggi affrontano sentieri fangosi sotto una pioggia persistente, che rende i loro movimenti più difficili. I loro abiti tradizionali, come kojoukh – una giacca di lana spessa – furono sostituiti da abiti più leggeri. “Questi rigidi inverni non sono altro che una leggenda che raccontano i vecchi”, dice Rostyslav Havryliuk, un giovane cantante di koliada.

Ma per molti residenti il ​​clima passa in secondo piano. A Kryvorivnia, tredici ex cantanti di koliada furono uccisi o dispersi al fronte. Altri non possono più unirsi ai gruppi canori perché mobilitati nell’esercito. Anche la guerra in Ucraina sta peggiorando la crisi climatica. “I combattimenti e l’aumento dell’attività delle industrie della difesa aumentano le emissioni di anidride carbonica”, spiegare IL Kiev indipendente. Secondo Bohdan Kuchenko, ecologista della ONG ucraina Ecodiya, le emissioni aggiuntive prodotte dai primi due anni di conflitto ammontano a 175 milioni di tonnellate di CO₂, più delle emissioni annuali dei Paesi Bassi.

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