Avviato nel 2017 dal principe ereditario e primo ministro del Paese Mohammed Ben Salmane, il progetto prevede diverse realizzazioni faraoniche partendo dal Mar Rosso e sprofondando nelle terre aride e aspre del nord-ovest del regno: porto commerciale costruito sul mare , stazione balneare per ultra-ricchi su un’isola, stazione sciistica in montagne che non vedono quasi mai la neve e soprattutto The Line, città futuristica e centro tecnologico lungo più di 150 km costruito come un’enorme parete di vetro alta 500 metri tagliando il deserto.
Ma nonostante l’inaugurazione lo scorso ottobre della lussuosa isola balneare di Sindalah, primo anello del progetto, Neom da allora ha abbassato drasticamente la vela e sta cercando di nascondere gli scandali.
I responsabili del progetto faro, The Line, che avevano previsto di raggiungere i 170 km realizzati nel 2023, hanno infatti annunciato che la lunghezza completata a tale data sarebbe alla fine pari a… 2,4 km. O poco più dell’1%. Il motivo principale è il costo astronomico dei diversi siti, che costringe i progettisti a fare scelte per eliminazione.
“Il selvaggio West”
Molto peggio, secondo il Wall Street Journal, l’immenso cantiere sarebbe diventato una carneficina per i quasi 100.000 lavoratori pakistani, bengalesi e filippini che vi lavorano, alloggiati sotto un sole cocente in campi costruiti a regola d’arte. servizi igienici discutibili. Il quotidiano newyorkese denuncia casi di “stupri di gruppo, tentati omicidi e traffico di droga”, la droga venduta ai lavoratori per aiutarli a tenere il passo con i ritmi infernali imposti loro nella severissima monarchia islamica.
La crescita troppo rapida delle infrastrutture e la mancanza di controlli causerebbero anche numerosi incidenti stradali in quello che sarebbe diventato il “selvaggio West”, con bambini di 8 anni visti al volante di camion da cantiere.
Belgio
