Cè una delle principali conseguenze dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio 2022: l’Europa ha dovuto porre fine dolorosamente alla sua dipendenza dalle importazioni di gas russo, una fonte cruciale di entrate per il Cremlino. Mercoledì 1È Gennaio, è stato fatto un nuovo passo in questo svezzamento. In seguito al mancato rinnovo da parte di Kiev del contratto quinquennale con il colosso russo Gazprom, non passa più un solo metro cubo di gas russo attraverso l’Ucraina. Nel settembre 2024 questo asse consentiva ancora di trasportare circa un terzo delle importazioni russe verso l’Unione Europea.
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È stata una decisione molto politica presa dal presidente Volodymyr Zelenskyj. Mettendo fine a questo transito, si priva Mosca di 6,3 miliardi di euro di entrate annuali derivanti dalla vendita di questo gas agli europei, in un momento in cui l’economia russa sta finalmente subendo un duro colpo sotto l’effetto delle sanzioni e dei finanziamenti dei paesi occidentali dello sforzo bellico. Inoltre priva il suo Paese dei diritti di transito, da cui ha ricavato circa 800 milioni di euro. Il presidente ucraino vuole comunque vedere questa chiusura “una delle più grandi sconfitte di Mosca”, come Vladimir Putin ha saputo, per un quarto di secolo, usare l’arma del gas contro i suoi vicini. L’esercito russo è anche impegnato nella distruzione sistematica, mediante bombardamenti, delle infrastrutture energetiche dell’Ucraina, ma finora si è preoccupato di risparmiare il gasdotto attraverso il quale transita il gas proveniente dalla Russia.
Per gli europei, invece, la situazione non è così chiara. Il gas russo costituiva, a settembre, il 19% delle importazioni dell’UE, un netto progresso rispetto al 45% del 2021, ma la rottura è lungi dall’essere completa, con un orizzonte del 2027. Si è verificata in modo doloroso per alcuni, soprattutto per la Germania, la cui l’economia era diventata fortemente dipendente dal gas russo a buon mercato e che aveva addirittura cercato di evitare il transito attraverso l’Ucraina con la costruzione del gasdotto Nord Stream nel mare Baltico, ora inoperante. Il gas russo è stato in gran parte sostituito dal gas naturale liquefatto (GNL) acquistato da altri paesi, in particolare Norvegia e Stati Uniti, che è più costoso e richiede la costruzione di terminali specifici. Le importazioni russe avvengono ancora attraverso il gasdotto TurkStream, che attraversa il Mar Nero, e sotto forma di GNL.
Proteste del primo ministro slovacco
La Commissione Europea era preparata alla cessazione delle forniture di gas da parte dell’Ucraina e, grazie soprattutto al livello di stoccaggio, l’evento non ha causato disagi significativi, nonostante le proteste del primo ministro slovacco filo-russo, Robert Fico, che ha parlato con Il presidente Putin a dicembre ha accusato l’Ucraina di «sabotaggio». L’unico Paese in reale difficoltà è la Moldavia, non membro dell’UE, che la vicina Romania ha dovuto aiutare.
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Prendendo la decisione di interrompere completamente i rapporti con Mosca nel settore del gas, l’Ucraina non ha solo posto fine al paradosso di questo contratto con un paese che le sta facendo la guerra. Ha inoltre evidenziato la lentezza degli europei, alcuni dei quali sognano soltanto di riaprire i rubinetti del gas russo non appena si intravede un cessate il fuoco in Ucraina, nel far corrispondere le loro azioni alle loro parole. Se vogliono davvero che la Russia interrompa la guerra contro l’Ucraina, privarla completamente dei proventi del gas che acquista da essa rappresenta un’ottima leva.