informatore che denuncia AI, trovato morto a San Francisco

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Suchir Balaji, ex ricercatore di OpenAI, è stato trovato morto nella sua casa. Le sue recenti accuse contro l'azienda, già presa di mira da diverse cause legali, rendono la questione un po' più complessa.
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Una scomparsa che chiama

A soli 26 anni, Suchir Balaji, ex ricercatore di OpenAI, è stato trovato senza vita nel suo appartamento a San Francisco. La polizia ha stabilito che si trattava di suicidio ed ha escluso qualsiasi atto criminale. Balaji, di origine indiana, è cresciuto a Cupertino, in California, prima di frequentare l'Università della California, Berkeley. Riconosciuto per il suo talento nella programmazione, aveva già vinto diversi concorsi prestigiosi prima di entrare in OpenAI nel 2020. Lì ha partecipato allo sviluppo di ChatGPT e GPT-4, progetti che hanno trasformato il mondo dell'intelligenza artificiale.

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Suchir Balaji

Pesanti accuse contro OpenAI

Nell'agosto 2024, Balaji ha lasciato OpenAI, denunciando l'uso improprio dei dati protetti da copyright. Secondo lui, i modelli dell'azienda, come ChatGPT, si basano su contenuti estratti da Internet senza autorizzazione. Ciò porrebbe problemi non solo per il rispetto delle leggi sul copyright, ma anche per l’integrità delle informazioni online. In un'intervista al New York Times, ha dichiarato che queste tecnologie distruggere l’ecosistema digitale offrendo contenuti generativi che imitano, o addirittura sostituiscono, le opere originali.

Balaji ha sottolineato anche un altro problema: quello famoso allucinazioni L’intelligenza artificiale, queste risposte incoerenti o del tutto inventate, che minano la fiducia degli utenti negli strumenti digitali.

Un'azienda sotto pressione

Queste accuse sono arrivate dopo che OpenAI era già oggetto di una serie di cause legali. Editori di notizie, autori come John Grisham e persino il New York Times accusano l'azienda di utilizzare le loro opere protette da copyright per addestrare i suoi modelli. I ricorrenti ritengono che ChatGPT e altre IA competano direttamente con le loro attività sfruttandone i contenuti.

Dal canto suo OpenAI si difende invocando l' uso correttoun concetto che consente un uso limitato dei contenuti protetti a determinate condizioni. L’azienda afferma che il suo approccio rispetta la legge e sostiene l’innovazione.

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Una morte che solleva molti interrogativi

La morte di Suchir Balaji getta un’ombra su OpenAI e, più in generale, sul settore dell’intelligenza artificiale. Le sue critiche sollevano domande essenziali: fino a che punto possiamo spingerci in nome dell’innovazione? Naturalmente qui siamo un po’ sull’orlo della paranoia e della teoria della cospirazione, ma ammettiamo che c’è motivo di fare domande. Possiamo tuttavia benissimo immaginare che Suchir non abbia potuto sopportare la pressione legale e si sia suicidato a causa di ciò.

La lotta di Balaji contro le controverse pratiche dell'intelligenza artificiale ovviamente non finirà con lui. Se le promesse di queste tecnologie affascinano ancora, c’è da chiedersi se il futuro dell’intelligenza artificiale richiederà una regolamentazione più severa, o da un nuovo equilibrio tra innovazione ed etica.

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