OPINIONE. “In Siria Israele gioca con il fuoco”, di Michel Duclos, ex ambasciatore in Siria

OPINIONE. “In Siria Israele gioca con il fuoco”, di Michel Duclos, ex ambasciatore in Siria
OPINIONE. “In Siria Israele gioca con il fuoco”, di Michel Duclos, ex ambasciatore in Siria
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Le forze di Hayat Tahrir al-Sham (HTC) hanno impiegato non più di quarantotto ore per conquistare Aleppo, la principale città della Siria settentrionale. L’esercito di Assad si è sciolto ai primi colpi. I turchi, sponsor di HTC, sono stati i primi a stupirsi. Poi, gli uomini di Joulani – il capo dell’HTC – sono scesi in pochi giorni verso Hama, poi verso Homs e infine Damasco, senza incontrare alcuna vera resistenza neanche lì. I bombardamenti degli aerei russi e siriani non sono bastati a fermare l’offensiva.

La chiave di questi eventi sorprendenti è fuori dubbio: il regime di Assad era allo sbando, tenuto insieme solo dalla protezione dei suoi tutori esterni. Tuttavia, tra questi, Hezbollah era stato decimato da Israele, e le posizioni dell’Iran in Siria avevano subito massicci bombardamenti israeliani per mesi. Quanto alla Russia, ha abbassato la guardia semplicemente perché era occupata in Ucraina. La caduta di Assad sembra quindi essere una conseguenza della risposta di Israele all’aggressione del 7 ottobre 2023; Questa risposta ha progressivamente portato, con il forte indebolimento dell’Iran, alla creazione di una nuova mappa geopolitica del Medio Oriente.

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E adesso?

La distrazione della Russia ha fatto il resto. Felicissimi di essersi liberati della sanguinaria dinastia Assad, i siriani sanno però che li attendono un domani difficile. Le fazioni ribelli, alleate per prendere Damasco, restano tuttavia divise. Il territorio resta frammentato, con in particolare la zona curda sfuggita al potere centrale e le frange del territorio a nord controllato dalla Turchia – che peraltro ha preso altre due città siriane grazie al passaggio a Damasco. Joulani è tornato al suo nome originale, quello di Ahmed Al-Sharaa. Il suo personaggio fa domande. Senza negare il suo orientamento islamista, ha lanciato chiari segnali di volontà di rispettare le minoranze religiose; dà varie promesse.

I carri armati dello Stato ebraico sono a 25 chilometri da Damasco. L’Occidente tace.

Tuttavia, non abbiamo mai conosciuto un jihadista trasformarsi in un islamista moderato. E poi il gioco degli attori esterni continuerà a pesare. La Russia ha subito un duro colpo – in particolare nella sua credibilità come alleato incrollabile di tutti gli autoritari del pianeta – ma sta già negoziando con i nuovi leader siriani il mantenimento della sua base navale di Tartous e della sua base aerea di Hmeimim. Meno bene se la passerà l’Iran, anche se, a dire il vero, Assad costerà caro in cambio di un guadagno sempre più esiguo, visto che Israele potrebbe comportarsi in casa sua in Siria. Il Qatar ha senza dubbio collegamenti con i gruppi islamici siriani.

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Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti temono l’emergere di una potenza salafita nella capitale omayyade. E poi ci sono Turchia e Israele, i due apparenti vincitori della partenza di Assad. La Turchia manterrà la sua influenza sui suoi alleati HTC? Niente è meno certo: se vuole davvero diventare una figura nazionale, Ahmed Al-Sharaa dovrà tendere la mano ai curdi siriani; lo scontro sarà quindi inevitabile con un Türkiye ossessionato dal desiderio di neutralizzare questi stessi curdi. Può certamente tentare una coalizione nazionale anticurda, ma avrà l’America e Israele contro di lui. E che dire di Israele? In pochi giorni gli israeliani hanno distrutto almeno l’80% delle armi siriane.

Non volevano che armi sensibili finissero in mani meno compiacenti di quelle degli Assad. Ancora più sorprendente: si spostarono sul Golan per prendere il controllo della “zona cuscinetto” che, secondo i termini di una risoluzione delle Nazioni Unite del 1974, era rimasta sul lato siriano. I loro carri armati sono a 25 chilometri da Damasco. Hanno messo le mani su un territorio equivalente a tre volte la dimensione di Gaza. L’Occidente tace. Questo è un grave errore: l’atteggiamento di Israele non può che esasperare il riflesso nazionalista dei siriani e spingere i loro nuovi leader verso il radicalismo. Diciamolo: Israele sta giocando con il fuoco.

*Autore di La lunga notte siriana (Humensis, coll. Alpha, 2022).

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