cos’è la costruzione passiva?

cos’è la costruzione passiva?
cos’è la costruzione passiva?
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L’impatto ambientale dell’edificio è colossale. Rappresenta il 30% del consumo energetico globale e il 26% delle emissioni globali di CO2.2secondo l’Agenzia internazionale per l’energia.

Queste emissioni derivano principalmente dal riscaldamento, dal condizionamento dell’aria, dall’illuminazione e dall’uso di apparecchi elettrici. Ma l’edilizia stessa richiede anche notevoli quantità di risorse come legno, cemento, acciaio e plastica. L’estrazione e la trasformazione di queste risorse sono fonti di deforestazione e distruzione degli ecosistemi.

Provoca inoltre inquinamento dell’aria e dell’acqua, a causa delle emissioni sopra menzionate, del rilascio di sostanze chimiche nelle acque reflue e di materiali contenenti composti organici volatili come vernici e isolanti. Tanti processi che contribuiscono anche a distruggere gli habitat naturali e la biodiversità.

Di fronte alla sfida climatica, negli ultimi decenni l’industria ha sviluppato diversi approcci per limitare questi impatti, inclusa la cosiddetta edilizia “passiva”.

Tre approcci per ridurre l’impatto ambientale degli edifici

Tre approcci si distinguono per la loro efficienza e sostenibilità: costruzione passiva, costruzione attiva e costruzione bioclimatica. Tutti mirano a ridurre l’impronta ecologica migliorando al contempo il comfort degli occupanti.

  • La costruzione bioclimatica tiene conto delle condizioni climatiche, geografiche e ambientali locali per progettare edifici che sfruttano il clima a proprio vantaggio.

  • L’edilizia attiva integra tecnologie avanzate per automatizzare la produzione energetica degli edifici (pannelli solari fotovoltaici, sistemi di riscaldamento solare per l’acqua calda e soluzioni di accumulo dell’energia come le batterie).

  • Infine, a differenza di quest’ultima, la costruzione passiva mira a massimizzare l’efficienza energetica riducendo al minimo la necessità di riscaldamento e raffreddamento artificiale. Si basa sull’uso di risorse naturali (sole, vento), sistemi come isolamento avanzato, finestre con tripli vetri e sistemi di ventilazione meccanica con recupero di calore.

È quest’ultimo approccio, inizialmente concettualizzato negli anni ’70, che ci interessa qui.


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Dal 75 al 90% in meno di emissioni di CO₂

La sua storia risale agli anni ’70, quando la crisi petrolifera del 1973 aumentò la consapevolezza dei limiti delle risorse fossili e incoraggiò la ricerca di soluzioni sostenibili. Gli sviluppi iniziali nella costruzione passiva cercano di creare edifici efficienti dal punto di vista economico ed energetico, ottimizzando il comfort e la qualità dell’aria a un costo accessibile. Nel 1991, il primo edificio passivo fu eretto a Darmstadt, in Germania, dopo tre anni di ricerca guidata da Wolfgang Feist.

Il primo edificio passivo a Darmstadt, in Germania.
Wolfgang Feist, Rainer Pfluger e Wolfgang Hasper

Da allora, l’edilizia passiva ha continuato a dimostrare la sua efficacia ambientale. Secondo Ademe, questi edifici oggi risparmiano fino al 90% di energia per il riscaldamento e il condizionamento rispetto alle costruzioni tradizionali, riducendo le emissioni di CO2.2 dal 75 al 90%.

Prestazioni dovute ai progressi nell’isolamento, nel riscaldamento, nella ventilazione e nell’illuminazione, nonché all’uso di materiali più sostenibili come il legno certificato FSC (Forest Stewardship Council) e innovazioni come i pannelli isolanti a base di bagassa di canna da zucchero di EMERWALL. Molto sviluppata è stata anche l’integrazione delle energie rinnovabili come quella solare, eolica e geotermica nella progettazione degli edifici.

L’emergere di standard ambientali come LEED e BREEAM ha anche incoraggiato l’implementazione di pratiche di costruzione sostenibili. La crescente consapevolezza delle questioni ambientali ha stimolato la domanda di edifici verdi, spingendo gli investimenti in tecnologie ecocompatibili e architettura innovativa. Questi sforzi sono supportati da politiche governative, ad esempio le normative ambientali RE2020, iniziative imprenditoriali e un maggiore coinvolgimento dei cittadini per un futuro più sostenibile.

Un’etichetta di “casa passiva”.

L’etichetta Passivhaus, conosciuta anche come Passive House, è stata creata da Wolfgang Feist in collaborazione con il professor Bo Adamson dell’Università di Lund in Svezia alla fine degli anni ’80.

Si applica alle costruzioni nuove o ristrutturate: case individuali, alloggi collettivi, edifici scolastici, uffici ed edifici pubblici. Una costruzione certificata Passivhaus si distingue per il bassissimo consumo energetico, garantito da tre principi fondamentali:

  • fabbisogno di riscaldamento molto basso,

  • una busta molto impermeabile

  • e un basso consumo totale di energia primaria.

Questi edifici sono altamente isolati, perfettamente ermetici e dotati di sistemi di ventilazione a doppio flusso con recupero di calore, garantendo una qualità dell’aria interna ottimale e un consumo energetico minimo.

La certificazione impone criteri rigorosi: il fabbisogno di riscaldamento non deve superare i 15 kilowattora (kWh) per metro quadrato all’anno, indipendentemente dall’altitudine o dal clima, e l’ermeticità dell’involucro deve limitare le perdite di calore nell’aria a meno di 0,6 volte il volume dell’aria busta oraria, verificata mediante un test Blower Door.

Inoltre, il consumo totale di energia primaria non deve superare i 120 kWh per metro quadrato all’anno. Questa cifra comprende il riscaldamento, l’acqua calda, la ventilazione, l’illuminazione e gli elettrodomestici. Altro aspetto importante è il controllo del surriscaldamento, che non deve riguardare più del 10% delle ore annuali per mantenere il comfort degli occupanti senza superare i 25°C all’interno.


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Benefici economici a lungo termine

Gli edifici passivi contribuiscono quindi non solo alla conservazione delle risorse naturali, ma anche alla creazione di un ambiente costruito più sostenibile e confortevole.

Nonostante i costi iniziali potenzialmente più elevati, il risparmio energetico ottenuto consente un rapido ammortamento dell’investimento. Studi scientifici rivelano che i costi totali di un edificio passivo possono essere inferiori a quelli di un edificio convenzionale fin dai primi anni, evidenziando i vantaggi economici a lungo termine di questo approccio costruttivo.

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I principi dell’edilizia passiva, che fanno parte di una lunga tradizione di ricerca del risparmio energetico e del rispetto per l’ambiente, continuano oggi a svilupparsi e a migliorare. Combinato con le innovazioni nei materiali e nelle tecnologie, fornisce all’industria una risposta strategica alle sfide climatiche.

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