Attacco al Campidoglio: la Corte Suprema respinge il processo Trump, “una grande vittoria” secondo i repubblicani

Attacco al Campidoglio: la Corte Suprema respinge il processo Trump, “una grande vittoria” secondo i repubblicani
Attacco al Campidoglio: la Corte Suprema respinge il processo Trump, “una grande vittoria” secondo i repubblicani
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Lunedì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rinviato ai tribunali di grado inferiore la questione dell’immunità penale di Donald Trump in qualità di ex presidente.

Una decisione che ritarda ulteriormente lo svolgimento del processo federale a Washington sul suo ruolo nell’attacco al Campidoglio del 2021.

Questa scelta si adatta agli affari del repubblicano, in lizza per un secondo mandato.

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Assalto al Campidoglio: Donald Trump al centro del “complotto”

Il cielo sta diventando un po’ più sereno per Donald Trump. Il repubblicano, la cui campagna ha ripreso colore dopo il dibattito di giovedì contro Joe Biden, vede ora l’orizzonte giudiziario schiarirsi: la Corte Suprema – con una maggioranza conservatrice – ha deferito ai tribunali di grado inferiore la questione della sua immunità penale come ex presidente. Una decisione che ritarda ulteriormente lo svolgimento del suo processo federale a Washington, quattro mesi prima delle elezioni presidenziali.

Per la voce dei sei giudici conservatori contro quella dei tre progressisti, la Corte ritiene questo lunedì che “il presidente non gode di immunità per i suoi atti non ufficiali” ma che lui”ha diritto almeno ad una presunzione di immunità per i suoi atti ufficiali”. Non sorprende che la principale parte interessata abbia accolto favorevolmente questa decisione, “una grande vittoria per la nostra democrazia e la nostra Costituzione”. Il repubblicanopensa di essere al di sopra della legge”, da parte sua, ha accusato lunedì la squadra elettorale di Joe Biden. Secondo quest’ultimo, questo “non cambia i fatti (…): Donald Trump ha sbottato dopo aver perso le elezioni del 2020 e ha incoraggiato una folla a ribaltare i risultati di un’elezione libera ed equa.

Processi rinviati uno dopo l’altro

Con questa scelta la Corte Suprema alleggerisce temporaneamente l’agenda giudiziaria del repubblicano. Aveva già agito in questo modo quando, dopo aver annunciato il 28 febbraio che avrebbe affrontato la questione della sua immunità, aveva programmato i dibattiti quasi tre mesi dopo.

Nel corso dei dibattiti, se i giudici erano generalmente scettici sull’immunità assoluta rivendicata dal candidato repubblicano, molti, soprattutto tra i conservatori, hanno insistito sulle ripercussioni a lungo termine della loro decisione. “Stiamo scrivendo una regola per i posteri“, ha osservato Neil Gorsuch, riferendosi al carattere senza precedenti della questione.

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Bersaglio di quattro distinti procedimenti penali, Donald Trump sta facendo tutto il possibile per andare a processo il più tardi possibile, almeno dopo le elezioni presidenziali. È stato dichiarato colpevole il 30 maggio dai tribunali di New York “falsificazione contabile aggravata per nascondere un complotto volto a pervertire le elezioni del 2016”. La sua sentenza sarà pronunciata l’11 luglio. Ma questa prima condanna penale, senza precedenti per un ex presidente americano, rischia anche di essere l’unica prima del voto.

Attraverso i ricorsi, gli avvocati di Donald Trump sono infatti riusciti a rinviare fino a nuovo ordine altri processi, a livello federale per aver trattenuto documenti riservati dopo la sua partenza dalla Casa Bianca e davanti ai tribunali dello stato chiave della Georgia per interferenze elettorali nel 2020. Quindi tanti processi, che forse, presto saranno storia vecchia: se venisse eletto nuovamente, Donald Trump potrebbe, una volta insediato nel gennaio 2025, ordinare lo stop dei procedimenti federali per le accuse a suo carico.


T.G

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