Il fallito dibattito contro Donald Trump ravviva i dubbi sulla candidatura di Joe Biden

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I democratici riusciranno a invertire la rotta? La “performance” fallita di Joe Biden contro Donald Trump giovedì ha alimentato le speculazioni sulla possibilità che il presidente 81enne, candidato alla rielezione a novembre, getti la spugna. Questo scenario, per ora improbabile, farebbe precipitare gli Stati Uniti in un grande periodo di incertezza prima e dopo le elezioni presidenziali americane del 2024. Spiegazioni.

Confusione e balbettio ripetuto nell’aria

Joe Biden, il più anziano presidente degli Stati Uniti in carica, ha perso un’occasione cruciale per rassicurare milioni di elettori sulla sua vitalità e salute durante il primo dibattito della campagna. Sul palco, il leader democratico è apparso spesso confuso, usando mezzi termini e confondendosi. Gli appelli a dimettersi da parte di democratici anonimi si sono diffusi sulla stampa non appena lo spettacolo è finito.

Joe Biden ripete regolarmente di essere il candidato più qualificato, nonostante i sondaggi dimostrino che la sua età scoraggia gli elettori. In un incontro venerdì nella Carolina del Nord, ha ripetuto che intendeva “vincere” le elezioni di novembre. “Non discuto più come prima”, ha ammesso, ma “so come fare questo lavoro”.

E se… ? Era consentito “qualsiasi tiro”.

Se Joe Biden dovesse gettare la spugna, però, il processo per sostituirlo sarebbe un po’ tecnico. Il presidente è già stato nominato candidato presidenziale dei democratici in una serie di primarie, che si sono svolte da gennaio a giugno. Pertanto, in teoria, dovrebbe essere nominato al congresso del partito a Chicago. Se Joe Biden dovesse abbandonare la corsa prima di questo grande raduno, previsto per metà agosto, l’ultima parola spetterebbe ai delegati del partito, 3.900 persone dai profili molto diversi e per la maggior parte del tutto sconosciuti al grande pubblico.

Questo sarebbe quindi “il tipo di convenzione in cui tutto va bene”, in cui ciascuna parte cercherà di spingere per il proprio candidato, prevede in una nota recente Elaine Kamarck, ricercatrice presso il Brookings Institute. Uno scenario più o meno analogo si presentò ai democratici il 31 marzo 1968, quando il presidente Lyndon B. Johnson annunciò pubblicamente che non avrebbe cercato un secondo mandato, nel bel mezzo della guerra del Vietnam. E se Joe Biden dovesse ritirarsi tra la convention e le elezioni? Sarà poi il “comitato nazionale” del partito che, in seduta straordinaria, nominerà il candidato.

Chi sostituire Biden?

Joe Biden ha già designato il vicepresidente Kamala Harris per fare campagna elettorale con lui, ma non esiste una regola secondo cui il candidato alla corsa sostituisca automaticamente il candidato in carica. Inviato a spegnere l’incendio dopo la scarsa prestazione del presidente democratico, il cinquantenne ha ammesso che Joe Biden era stato “lento a iniziare” ma che aveva “finito forte”.

In nessun momento ha accennato alla possibilità di sostituirlo. Kamala Harris, la prima donna e prima afroamericana a ricoprire la carica di vicepresidente, potrebbe anche affrontare la concorrenza di altri membri della giovane guardia del partito. Come il governatore della California Gavin Newsom, in ascesa tra i democratici. Questi ultimi, però, ritengono che questo tipo di “conversazione” “non sia un bene per la nostra democrazia”. Circolano con insistenza anche i nomi della governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, e della Pennsylvania, Josh Shapiro.

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