Il petrolio avanza nonostante il rischio geopolitico

Il petrolio avanza nonostante il rischio geopolitico
Il petrolio avanza nonostante il rischio geopolitico
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Venerdì il petrolio ha registrato uno sviluppo positivo, spinto dalle crescenti tensioni geopolitiche e dalla prospettiva di un rallentamento dell’inflazione americana che potrebbe rafforzare la probabilità di un taglio dei tassi quest’anno, favorevole alla domanda.

Il prezzo del barile di Brent del Mare del Nord, con consegna nel mese di agosto, ovvero l’ultimo giorno di contrattazioni, è aumentato dello 0,75% a 87,04 dollari.

Il suo equivalente americano, un barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna lo stesso mese, è aumentato dello 0,80% a 82,39 dollari.

Concentrandosi sul “rischio”, gli investitori stanno spingendo i prezzi del greggio, a causa delle tensioni geopolitiche e del probabile aumento della domanda stagionale, dicono gli esperti.

Inoltre, l’indice di inflazione PCE per maggio, il barometro utilizzato dalla banca centrale americana per orientare la sua politica monetaria, dovrebbe rallentare leggermente nell’arco di un anno, secondo il consenso di

analisti.

Il dato dovrebbe mostrare “un indebolimento delle pressioni inflazionistiche nell’economia statunitense, aumentando la probabilità di tagli dei tassi entro la fine dell’anno”, sottolinea l’analista Bjarne

Schieldrop.

L’analista cita altri “fattori che stimolano il prezzo del petrolio”, come “i persistenti problemi legati al clima in Ecuador (…) che eliminano 100.000 barili al giorno di produzione”.

Il paese è stato costretto a sospendere le operazioni in molti dei suoi pozzi petroliferi a causa delle forti piogge.

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