Più di due anni dopo la morte di sua figlia Lola, Delphine Daviet-Ropital ha testimoniato su France 5. Sebbene l’odio sia ancora forte contro “l’altro”, il principale sospettato dell’omicidio di sua figlia, ha tutto addirittura assicurato di essere ” ben supportato” per superarlo.
“Sono molto ben circondata e questo mi aiuta a superare questa situazione”, assicura Delphine Daviet-Ropital, la madre di Lola, trovata morta in un baule il 14 ottobre 2022 nel 19° arrondissement di Parigi. Due anni dopo la sua morte, ha testimoniato sabato 23 novembre nella trasmissione C l’hebdo su France 5.
La madre della giovane ha parlato della morte del marito Johan, morto di dolore il 23 febbraio, all’età di 49 anni.
“Mio marito non riusciva più a ricostruire quello che era successo, era molto complicato nella sua testa. Aveva smesso di bere tre anni prima della tragedia, purtroppo il suo corpo non ce la faceva più non riusciva più a mangiare, non riusciva più a dormire,” dice.
Suo marito voleva che lei ritornasse gradualmente sulla via della pace. Interrogata dai giornalisti, ha risposto: “Sì, un po’ grazie alla mia famiglia. Sono molto fortunata, ho mio figlio che mi aiuta ad andare avanti e ad alzarmi ogni mattina. Lui non c’era, forse non essere qui oggi”, ammette Delphine.
“Una scusa per vendicarsi di me”
Del caso ha parlato anche la madre di Lola, e “l’altra” – la donna accusata di aver ucciso sua figlia. “Quando mi dicono che quando lo ha fatto era nel suo stato naturale, è ancora peggio… È capace di farlo nel suo stato normale?! No, non accetto e non lo farei.” non accettare mai”, dice.
Durante le udienze, l’imputato avrebbe affermato che la madre di Lola le aveva rifiutato il distintivo, cosa che Delphine contesta. “A quanto pare le ho rifiutato l’accesso a un badge. Ma non posso restituirne uno, non ricordo di aver avuto un litigio con lei. Dice di averlo preso come una ‘scusa’ per vendicarsi di me”, ha spiegato. dichiara, sbalordito.
Ordinato un processo
Ma se ha deciso di parlare apertamente è per non dimenticare Lola e continuare a renderle omaggio. “A Lola piacevano molto i bambini, amava prendersene cura. Amava la palestra, era la sua passione da quando aveva 6 anni. Ha avuto la possibilità di partecipare ai campionati francesi”, ricorda nostalgica la madre.
Anche lei ha voluto tornare a un ricordo, “uno in particolare”. “C’era una canzone che tutti ascoltavano, la canzone Lola [La Goffa Lolita, La Petite Culotte]L’ho presa molto in giro per questo. A volte prendevo un microfono e la cantavo per lei. È la sua canzone, gli appartiene”, conclude.
Il 15 novembre un giudice istruttore ha ordinato un processo contro Dahbia B., la principale sospettata, per l’omicidio della bambina.