Pensioni, RSA, ASS… La futura maggioranza metterà fine all’indicizzazione all’inflazione?

Pensioni, RSA, ASS… La futura maggioranza metterà fine all’indicizzazione all’inflazione?
Pensioni, RSA, ASS… La futura maggioranza metterà fine all’indicizzazione all’inflazione?
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La maggioranza risultante dalle elezioni legislative del 30 giugno e del 7 luglio, porrà fine, nel quadro di una politica di rigore di bilancio, all’indicizzazione all’inflazione delle pensioni di base, di quelle versate dalla Previdenza sociale, nonché di varie prestazioni sociali? , come il reddito di solidarietà attiva (RSA), l’assegno per adulti disabili (ASS) o l’assegno specifico di solidarietà (ASS)? Emmanuel Macron ha negato qualsiasi volontà di mettere in discussione l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione, nella sua conferenza stampa del 12 giugno. “Ho sentito molte voci ultimamente, sarò molto chiaro, le pensioni saranno ben indicizzate all’inflazione, al potere d’acquisto dei pensionati, questa per noi non è una variabile di aggiustamento”ha indicato il Capo dello Stato, tre giorni dopo aver annunciato lo scioglimento dell’Assemblea nazionale.

Concorrente del blocco centrista (Insieme per la Repubblica), anche il Raggruppamento Nazionale (RN, estrema destra) promette di mantenere l’indicizzazione delle pensioni all’andamento dei prezzi. Il Nuovo Fronte Popolare, che riunisce La France insoumise (LFI), il Partito Socialista (PS), gli Ecologisti e il Partito Comunista Francese (PCF), è favorevole all’indicizzazione dei “importo delle pensioni sugli stipendi”, secondo il suo programma. Una misura del genere deve avere ricadute sulle pensioni, l’alleanza di sinistra propone anche un aumento del salario minimo interprofessionale per la crescita (Smic) a 1.600 euro netti e il ripristino della scala retributiva mobile. Anche il Nuovo Fronte Popolare è impegnato ad incrementare “minimo contributivo (pensione di vecchiaia per l’intera carriera) al livello del salario minimo” e l’assegno di solidarietà per gli anziani (Aspa, ex vecchiaia minima) “sulla soglia della povertà”ovvero 1.158 € per una persona sola nel 2021.

Una regola di rivalutazione prevista dalla legge

In un articolo pubblicato il 24 giugno, la Fondazione per la ricerca sulle amministrazioni e le politiche pubbliche (Fondazione iFrap), valuta il costo dell’indicizzazione automatica all’inflazione delle pensioni e di altre prestazioni sociali, nonché il potenziale risparmio che potrebbe derivare dal gelo.

Trattenendo “600 miliardi di prestazioni di sistema generale nel 2024, di cui il 43% indicizzate direttamente ai prezzi, un’inflazione annua del 2% tra il 2025 e il 2027 equivale a 15,8 miliardi di euro di aumento automatico delle prestazioni”scrive questo think tank attivista sostenendo una riduzione della spesa pubblica.

Ma l’applicazione della regola della rivalutazione, prevista dalla legge, non è sistematica. “Ad esempio, nel 2019, la rivalutazione delle pensioni di base è stata fissata allo 0,3% […], senza tener conto dell’andamento dei prezzi. Le pensioni minime – contributive e garantite – sono state aumentate alle stesse condizioni delle pensioni di vecchiaia”ricorda la Fondazione iFrap.

Dal 1° gennaio 2020, se le pensioni non superiori a 2.000 euro lordi mensili sono aumentate dell’1% (come l’inflazione passata), “le pensioni più alte sono aumentate solo dello 0,3%”. La Fondazione iFrap lo ricorda ulteriormente “I minimi sociali non vengono sistematicamente rivalutati nonostante la norma”facendo “talvolta oggetto di misure eccezionali di recupero”. Al contrario, “ mani amichevoli »ovvero aumenti superiori all’inflazione, potrebbero essere forniti.

Possibile risparmio di oltre 2 miliardi di euro per l’assistenza sociale…

Ifrap calcola il potenziale risparmio concentrandosi innanzitutto su RSA, AAH e Aspa. Ipotizzando un numero stabile di beneficiari di RSA e un aumento del numero di titolari di AAH e Aspa “in linea con la media degli ultimi cinque anni (rispettivamente 2% e 5% annuo)”i risparmi potranno raggiungere i 567 milioni di euro nel 2025. “Se estendiamo questo calcolo applicando un congelamento del valore a tutta l’assistenza sociale soggetta a verifica dei mezzi, possiamo stimare il risparmio ottenibile entro il 2025 a 2,3 miliardi di euro”specifica il cerchio di riflessione.

…e 5,7 miliardi di euro per pensioni dirette e superstiti

Per quanto riguarda le pensioni della Previdenza Sociale, il congelamento dell’evoluzione delle pensioni dirette e delle pensioni di reversibilità potrebbe consentire un risparmio di 5,7 miliardi di euro, secondo la fondazione iFrap. Il circolo di riflessione sta considerando un’ipotesi che consenta minori risparmi, “un rinvio dell’indicizzazione al 1° ottobre” anziché il 1° gennaio. Un’altra strada per la futura maggioranza?

Gli autori non valutano le varie conseguenze indotte dalla deindicizzazione o dal rinvio dell’indicizzazione di diversi aiuti sociali e pensioni. Innanzitutto la perdita di potere d’acquisto, l’aumento della povertà e delle difficoltà di integrazione, nonché danni ai consumi e alla crescita economica.

Applicazione di un articolo del Codice della Previdenza Sociale

La rivalutazione annuale delle pensioni e delle prestazioni varie in base all’inflazione si basa sull’applicazione dell’articolo L. 161-25 del Codice della previdenza sociale. Questo aumento “è effettuata sulla base di un coefficiente pari all’evoluzione della media annua dei prezzi al consumo, esclusi i tabacchi, calcolato sugli ultimi dodici indici mensili di tali prezzi pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici [Insee] il penultimo mese precedente la data di rivalutazione”.

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