Kamel Daoud accusato di aver sfruttato la storia di una vittima della guerra civile algerina per il suo romanzo “Houris”

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Una giovane di 31 anni sostiene che la scrittrice algerina, vincitrice del Premio Goncourt 2024 all’inizio di novembre, ha utilizzato la sua storia personale senza la sua autorizzazione nel romanzo “Houris”.

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Pubblicato il 21/11/2024 09:56

Aggiornato il 21/11/2024 09:58

Tempo di lettura: 3 minuti

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Kamel Daoud, 9 novembre 2024. (STEPHANIE FOR/MAXPPP)

I sorrisi e gli applausi del ristorante Drouant sembrano lontani. Il 4 novembre, Kamel Daoud è diventato il primo scrittore algerino a vincere il Premio Goncourt, dopo una rara vittoria al primo turno di votazioni. Ma la ricompensa per il suo romanzo Ore ora è stato oggetto di due denunce, in particolare per “violazione del segreto medico”.

L’autore è accusato da una giovane donna di 31 anni, Saâda Arbane, apparsa alla televisione algerina venerdì 15 novembre. Sul canale One TV appare con il collo circondato da un dispositivo medico e, con la voce appena percettibile, la giovane la accusa. La storia di Aube, il personaggio centrale del romanzo, è la sua, una storia che ha chiesto espressamente allo scrittore di non raccontare. Saâda Arbane conosce l’autore e soprattutto sua moglie, che è stata per anni la sua psichiatra. Vittima di violento strangolamento da bambina, nel pieno della guerra civile algerina, la giovane donna ha perso l’uso della voce, come il personaggio del romanzo, che, assicura, racchiude elementi della sua vita che solo il suo psichiatra poteva conoscere .

Questa vicenda alimenta una nuova polemica attorno a una personalità molto controversa. Kamel Daoud, 54 anni, era conosciuto dagli algerini inizialmente come giornalista Il quotidiano di Orano. Negli anni 2000 ha intrapreso la carriera letteraria, segnata dal suo romanzo Meursault, controinchiestauna sorta di estensione di Lo straniero di Camus, pubblicato 10 anni fa. Acclamato dalla critica francese, l’autore è poi diventato il bersaglio di una “fatwa” nel suo Paese, per la sua virulenta critica all’islamismo e all’influenza delle persone religiose. Oggi vive in Francia, la storia del suo paese non lo lascia e Ore prende come cornice il “decennio nero”, il periodo della guerra civile in Algeria, la cui rievocazione è vietata in Algeria dalla Carta sulla riconciliazione nazionale.

Anche Kamel Daoud e sua moglie vengono presi di mira, in queste due denunce, per “violazione del segreto medico”, ma anche per “violazione della legge sulla riconciliazione nazionale”. Il secondo punto si basa su un articolo di questa Carta, che vieta l’evocazione di “ferite della tragedia nazionale”espressione usata per designare questo periodo di guerra civile tra il 1992 e il 2002. Kamel Daoud ha sempre sottolineato questa omertà, motivo per cui il suo libro è stato bandito in Algeria. Anche la sua presenza non era autorizzata alla Fiera internazionale del libro di Algeri lo scorso fine settimana. In un comunicato stampa, il suo editore, Antoine Gallimard, denuncia “violente campagne diffamatorie orchestrate da alcuni media vicini a un regime, la cui natura è ben nota“, tutto questo in un contesto di gelidi rapporti tra Parigi e Algeri.

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