La ISS perde aria da 5 anni e gli ingegneri non sanno ancora perché

La ISS perde aria da 5 anni e gli ingegneri non sanno ancora perché
La ISS perde aria da 5 anni e gli ingegneri non sanno ancora perché
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La Stazione Spaziale Internazionale (ISS), fiore all’occhiello della collaborazione umana nello spazio, mostra segni di invecchiamento dopo 25 anni in orbita. Tra le sfide che deve affrontare, una delle più preoccupanti riguarda le crepe e le perdite rilevate nel modulo PrK, un compartimento essenziale per le sue operazioni. In che modo le agenzie spaziali e l’equipaggio gestiscono questi problemi per prolungare la vita di questa piattaforma scientifica unica?

Il modulo PrK: un punto nervoso indebolito

IL modulo Prkche fa parte del segmento russo della ISS, svolge un ruolo cruciale. Costruito per ospitare carichi Progresso che alimentano la stazione, funge da passaggio per il trasporto di attrezzature e rifiuti. Tuttavia, su questo modulo sono comparse delle crepe che causano perdite d’aria. La NASA e Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, hanno classificato queste perdite al livello di rischio massimo nelle loro matrici di valutazione: entrambe altamente probabili e con gravi conseguenze.

Le potenziali cause di queste crepe sono numerose. Roscosmos li attribuisce principalmente al fatica ciclica causata dalle microvibrazioniun fenomeno inevitabile in orbita. Da parte sua, la NASA ritiene che le crepe siano il risultato di a complesso mix di fattori (pressione interna, sollecitazioni meccaniche, proprietà dei materiali ed esposizione ai rigori dell’ambiente spaziale). Nonostante diverse riparazioni, non è stato possibile eliminare completamente le perdite. Sebbene per ora contenuti, sollevano interrogativi sulla durabilità della struttura e su come le operazioni possano continuare in sicurezza.

Opinioni divergenti sui rischi

Le fughe di notizie di PrK rivelano anche differenze nella gestione del rischio tra le agenzie. Per Roscosmos, la situazione è sotto controllo e la disintegrazione catastrofica del modulo è considerata improbabile. La NASA si mostra invece più attento e solleva preoccupazioni sull’integrità strutturale a lungo termine di PrK. Questo disaccordo ha implicazioni pratiche: a che punto il tasso di perdita diventerà insostenibile? Quando sarà necessario sigillare definitivamente il portello PrK, che condannerà uno dei quattro porti di attracco russi sulla ISS?

Nonostante queste differenze, la collaborazione rimane essenziale. Roscosmos condivide campioni di metallo e rapporti di analisi con la NASA, mentre esperti indipendenti vengono chiamati per determinare le cause delle crepe e proporre soluzioni.

Misure per garantire la sicurezza dell’equipaggio

Di fronte all’incertezza, sono state messe in atto rigorose precauzioni per limitare i rischi. L’equipaggio tiene chiuso il portello PrK quando non viene utilizzato. Durante lo scarico o le riparazioni, i cosmonauti ispezionano il modulo e cercano di sigillare eventuali crepe. Per precauzione, durante queste operazioni gli astronauti americani chiudono anche il portello che separa il segmento russo da quello americano.

Queste precauzioni influiscono sulla vita quotidiana dell’equipaggio, ma sono necessarie. Come spiega l’astronauta della NASA Michael Barratt: “Non è una situazione comoda, ma è il miglior compromesso per garantire la sicurezza di tutti a bordo. »

Il modulo di servizio Zvezda, visibile qui in alto in questa immagine, è uno dei componenti più antichi della Stazione Spaziale Internazionale. Credito: NASA

Una stazione invecchiata, ma essenziale

La ISS è stata lanciata nel 1998 e alcuni dei suoi moduli, come PrK e Zvezda, sono in servizio dal luglio 2000. Con l’età, l’usura dei materiali diventa inevitabile e PrK illustra bene questa sfida. Nonostante ciò, il«L’ISS resta insostituibile. Oggi è infatti l’unica piattaforma che consente la ricerca su larga scala sulla microgravità, contribuendo così ai progressi in campi diversi come la medicina, la fisica dei materiali e le tecnologie spaziali. Inoltre, svolge un ruolo chiave nella preparazione delle future missioni con equipaggio sulla Luna e su Marte. La sua importanza scientifica, strategica e diplomatica è quindi immensa.

Questo è il motivo per cui la NASA vuole estendere la sua attività almeno fino al 2030, supportata da diversi partner internazionali. Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, ha tuttavia espresso riserve e prevede di ritirarsi dalle operazioni già nel 2028, il che lascia incertezza sul futuro della stazione. Questa discrepanza riflette priorità e vincoli diversi tra i partner, ma evidenzia anche una realtà: mantenere in funzione una stazione che invecchia richiede notevoli sforzi tecnici e finanziari.

Di fronte a queste sfide, la domanda non è solo per quanto tempo la ISS potrà rimanere operativa, ma anche come potrà continuare a svolgere un ruolo centrale nell’esplorazione spaziale e nella ricerca scientifica nonostante le crescenti sfide della sua età.

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