I prezzi del petrolio sono saliti lunedì pomeriggio, dopo che il giacimento petrolifero norvegese di Sverdrup nel Mare del Nord è stato chiuso a seguito di un incidente in una stazione di trasformazione elettrica collegata al sito di produzione.
Intorno alle 15:45 GMT (16:45 CET), il prezzo di un barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a gennaio, è aumentato del 2,70% a 72,96 dollari.
Il suo equivalente americano, il barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna a dicembre, ha guadagnato il 2,72% a 68,84 dollari.
La chiusura “del più grande giacimento petrolifero norvegese sta restringendo il mercato del Mare del Nord” e spingendo al rialzo i prezzi, ha detto all’AFP Giovanni Stauvono, analista di UBS.
Il giacimento petrolifero di Sverdrup, gestito da Equinor, nel Mare del Nord, che ha una produzione di circa 755.000 barili al giorno, è stato temporaneamente chiuso lunedì pomeriggio, a causa del fumo avvistato in una delle stazioni di conversione collegate alle operazioni del sito di produzione.
“Sono attualmente in corso i lavori per ripristinare la produzione sul campo”, ha detto il portavoce di Equinor Gisle Ledel Johannessen al quotidiano Dagens Naeringsliv (DN).
A parte l’incertezza sulla durata di questo blocco della produzione, i prezzi rimangono comunque contenuti dalla debolezza della domanda petrolifera cinese.
La Cina è il principale importatore mondiale di oro nero e il prezzo della risorsa è fortemente correlato alla salute economica del paese.
“I dati sull’inflazione cinese della scorsa settimana dimostrano la mancanza di una crescita immediata sia nella spesa dei consumatori che nell’attività industriale”, spiega John Evans, analista di PVM.
L’indice dei prezzi al consumo – che misura l’inflazione – per ottobre è aumentato solo dello 0,3% su base annua, l’indice più basso degli ultimi quattro mesi, dimostrando la debole attività economica in Cina.
Per il 2025, l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) prevede una crescita della domanda globale di un milione di barili di greggio al giorno, ma un aumento della produzione di un milione e mezzo di barili al giorno solo per i produttori che non sono membri dell’OPEC+ (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati). Questo previsto eccesso di offerta sta causando una tendenza al ribasso dei prezzi del petrolio greggio, che la scorsa settimana hanno perso oltre il 7%.