ma allora uomini al volante, pericolo (e morte) dietro l’angolo?

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Novità editoriali

Pubblicato il

15 novembre 2024 21:40

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“L’auto ti rende aggressivo.” “Cavalcare è un piacere sinonimo di libertà.” “L’auto elettrica è necessariamente ecologica. » “Le vecchie auto non lo sono mai”… Sono molti i preconcetti che circolano riguardo alle auto. Tante immaginazioni che Vincent Kaufmann, Gaëtan Mangin e Hervé Marchal, tre sociologi specializzati in questioni di mobilità, cercano di esplorare nel libro Idee sbagliate sulle automobili (edizioni Le Cavalier Bleu), uscito nell’ottobre 2024.

Riportiamo un estratto del capitolo “L’automobile è una faccenda da uomini” dove gli autori si soffermano sul fatto che spesso percepiamo l’auto e la violenza legata al suo utilizzo come tipicamente maschili. In evidenza questa citazione di Michel Tournier: “Oggi è l’auto a simboleggiare la virilità. La guida “virile” provoca migliaia di morti ogni anno. »

L’auto, non solo una questione da uomini

L’industria automobilistica, fin dalle sue origini, è stata strettamente legata alle questioni di genere. Dagli stereotipi dei conducenti alle pubblicità che trasmettono rappresentazioni specifiche fino al design delle automobili stesse, il genere ha plasmato in modo significativo il mondo automobilistico.

Nell’immaginario popolare occidentale è l’uomo che guida, come nel cortometraggio di Claude Lelouch Era un appuntamento dove una Ferrari 275 GTB attraversa Parigi di primo mattino, a tutta velocità, attraversando 18 semafori, per raggiungere la collina di Montmartre per un appuntamento romantico… Potenza, trasgressione, seduzione, romanticismo… Non è raro sentire che l’automobile è un’espressione metaforica della mascolinità. Ma la questione è più complessa, e l’automobile non è unilateralmente una cosa da uomini… Tutto dipende dal punto di vista adottato, secondo il quale l’automobile può essere di un uomo o di una donna.

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Uomini associati alla guida aggressiva

Per molto tempo gli stereotipi di genere hanno influenzato la percezione dei guidatori. Gli uomini sono spesso associati ad una guida aggressiva, competitiva e spericolata, mentre le donne sono viste come più attente e attente. Queste percezioni si riflettono nelle statistiche sugli incidenti stradali, dove gli uomini sono più spesso coinvolti in incidenti gravi, anche se ciò potrebbe essere dovuto anche ai maggiori chilometri percorsi.

Le automobili sono state anche un supporto per la riproduzione sociale dei ruoli di genere tradizionali. Storicamente, gli uomini erano spesso i principali decisori quando si trattava di acquistare un’auto, essendo considerati i principali fornitori di reddito. Questa dinamica ha avuto un impatto sulle caratteristiche delle vetture stesse, con modelli pensati per rivolgersi al mercato maschile, sulle strategie di vendita delle concessionarie e sulla pubblicità rivolta ad un pubblico maschile.

Il ruolo della pubblicità

Le pubblicità automobilistiche sono state a lungo criticate per il loro ruolo nella costruzione di norme di genere. Spesso presentano uomini al volante di auto potenti, che associano la guida con virilità e potenza. D’altro canto, le donne sono spesso rappresentate come passeggeri, in ruoli di sostegno o di ammirazione. Ma il tema dell’automobile come affare umano è più ambivalente e complesso di quanto appaia a prima vista, e questo da diversi punti di vista.

Cominciamo con il marketing. L’oggetto automobile è spesso considerato femminile e mira a sedurre un uomo, in una concezione eterosessuale tradizionale. È così che molte auto hanno cognomi femminili, come la Clio e la Mégane della Renault, la Giulia e la Giulietta dell’Alfa Romeo, la Citroën LN, LNA e Xantia, la Lotus Elise o anche il nome del marchio Mercedes.

Va notato che quando diventa una grande berlina o un SUV, l’automobile a volte assume cognomi opposti che evocano la mascolinità come Opel Kapitän o Senator o Jeep Cherokee Chief e altri Ford Explorer…

Tuttavia, questi nomi sono rivolti principalmente agli uomini, lo scopo è quello di sottolineare il fatto che queste vetture mettono in risalto la loro mascolinità in termini di potenza e virilità.

Da questa piccola analisi dei nomi possiamo individuare una prima caratteristica di genere dell’automobile: se porta cognomi maschili o femminili, l’auto si rivolge agli uomini, sia per sedurli sia per esaltarne il valore. Tuttavia, le cose stanno cambiando… ma lentamente. Con il cambiamento delle norme di genere, le case automobilistiche stanno iniziando a ripensare le loro strategie di marketing. Sempre più pubblicità presentano autisti donne, sottolineando la loro indipendenza e sicurezza al volante. Anche le aziende automobilistiche riconoscono la crescente importanza del mercato femminile e stanno adattando i loro prodotti di conseguenza.

L’auto, vettore di autonomia

Dal punto di vista dell’attaccamento all’oggetto si richiede ambivalenza anche riguardo al genere dell’automobile, anzi la lettura può essere duplice. Da un lato, le disuguaglianze nella distribuzione dei compiti rendono l’auto uno strumento particolarmente prezioso nella vita quotidiana delle donne, e la patente di guida e il possesso dell’auto vengono così rappresentati e vissuti come uno strumento di autonomia che contribuisce a una maggiore uguaglianza all’interno delle coppie.

Un numero crescente di studi dimostra inoltre che l’attaccamento all’automobile tende ad essere più forte tra le donne (soprattutto tra i giovani). Già negli anni ’90, Catherine Espinasse notava nel suo lavoro l’attaccamento delle donne all’automobile per coloro che vi avevano accesso.

Cosa si nasconde dietro questa osservazione? La conquista dell’indipendenza sia in termini di mobilità che di fantasia, ma anche il sentimento di protezione e sicurezza per sé e per i propri figli.

Libertà, ma anche potere

D’altro canto, numerose ricerche dimostrano che l’attaccamento all’automobile rimane molto forte tra gli uomini, soprattutto tra gli over 50. L’auto cristallizza in modo molto forte l’idea di libertà nel tempo e nello spazio e rimane espressione di autonomia e indipendenza, persino di potere.

Dal punto di vista dell’uso ricordiamo anche che l’automobile resta un mezzo di trasporto in gran parte maschile. Ciò che è interessante è che questo non è immediatamente evidente a prima vista dalle statistiche.

Così, in Francia, il 63,6% degli spostamenti degli uomini viene effettuato in auto rispetto al 62% degli spostamenti delle donne (dati dell’indagine nazionale sui trasporti 2019). Allo stesso modo, in Belgio il 65% degli spostamenti degli uomini viene effettuato in auto, così come il 63% degli spostamenti delle donne (dati dell’indagine BELDAM del 2012).

È esaminando le distanze percorse che emergono le differenze… In Svizzera, la mobilità quotidiana si misura in termini di chilometri percorsi, il che mostra un primo contrasto: il 67% dei chilometri percorsi dagli uomini viene effettuato in automobile e solo il 61% % dei chilometri percorsi da parte delle donne (dati provenienti dal microcensimento della mobilità e dei trasporti, 2015).

Ma non è tutto, perché contrastante è anche il numero di chilometri percorsi complessivamente, che allarga il divario. L’indagine nazionale sulla mobilità e sullo stile di vita condotta nel 2020 dal Forum Vies Mobiles in Francia indica che gli uomini percorrono in media 118 km in più ogni settimana rispetto alle donne. Anche se negli ultimi decenni l’uso dell’automobile è diventato più femminile, resta comunque una questione maschile!

Un universo in evoluzione

Cosa concludere? Che l’automobile è rivolta principalmente all’universo maschile, ma che questo senza dubbio cambierà. Gli stereotipi e le immagini di genere legate all’automobile sono infatti datati e corrispondono sempre meno a un mondo caratterizzato dalla pluralità degli orientamenti sessuali.

Inoltre, l’annunciato passaggio alla propulsione elettrica rischia, senza dubbio, di “virare” l’oggetto automobile, perché mette fine per definizione al rotolamento della meccanica e ai rumori di potenza specifici dell’auto con motore termico.

Allo stesso modo, la digitalizzazione delle automobili con la proliferazione degli ausili alla guida (GPS, guida al parcheggio, sterzo semiautomatico) sta uccidendo l’arte della guida e il suo eroismo. Il rapporto tra genere e automobili è complesso e in evoluzione.

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