Era necessario che Parigi, la città del suo cuore, lo facesse riabilitare Nadia Léger (1904–1982). Perché anche dopo alcune mostre (da Biot nel 1992 a Saint-Tropez nel 2021), l’artista è rimasta quasi sconosciuto. “Non è interessante perché era la moglie di Fernand Léger, ma perché aveva talento. Lei è una pittrice di modernità notevole e di grande destrezza, che produsse dipinti radicalmente diversi da quelli del marito”, insiste subito Aymar du Chatenet, co-curatore della mostra.
Quando la scoprì quindici anni fa, si rivolse ai direttori dei musei, ma nessuno era interessato a lei. “C’era molta condiscendenza e pregiudizio”, spiega. È stato cancellato perché era una donna, un’emigrante e una comunista, cosa che creò divisioni negli anni ’70 -’80. E soprattutto è stata lei a ereditare il patrimonio e l’opera di Léger e a finanziare interamente la costruzione del museo a lui dedicato a Biot. È stata quindi rinchiusa in a status di studentessa, moglie e ‘custode del tempio'”.
Nato in un piccolo villaggio bielorussoNadia Khodossievich era solo una contadina di 13 anni che indossava scarpe di corteccia quando scoppiò la rivoluzione russa del 1917. Nonostante le sue condizioni, ottenne l’accesso a educazione artistica grazie alle scuole d’arte gratuite aperte da Lenin. Il che la renderà, per tutta la vita, un’ardente comunista.
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