Alluvioni mortali del novembre 1999: il terribile ricordo dei 6.000 ettari di vigneti distrutti nell’Aude 25 anni fa

Alluvioni mortali del novembre 1999: il terribile ricordo dei 6.000 ettari di vigneti distrutti nell’Aude 25 anni fa
Alluvioni mortali del novembre 1999: il terribile ricordo dei 6.000 ettari di vigneti distrutti nell’Aude 25 anni fa
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Allo Château Grand Moulin di Lézignan, le immagini restano ancorate nella memoria di Jean-Noël Bousquet.

“Non lo dimenticherò mai, mi rimane ancorato. La prima cosa che mi torna in mente è la solidarietà delle persone che sono venute spontaneamente: i paracadutisti del 3° RPIMa, la gente di Lézignan, i Lucois ovviamente, e la gente di in tutta la Francia, un centinaio di persone, la maggior parte delle quali completamente sconosciute, presero la pala, la scopa, attraversarono il fango e il freddo della cantina per pulire questo spesso limo accumulato. ringraziateli”.

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La tenuta situata ai margini dell’Orbieu fu completamente devastata. “Per tutta la vita ricorderò i suoni della notte”, dice Jean-Noël Bousquet, il cui muro di casa era stato polverizzato dalla forza dell’acqua. “Un pilone del ponte cedette e la corrente, forzandosi, aprì una breccia nel muro di casa mia. All’improvviso vidi arrivare a tutta velocità due auto e un trattore ribaltabile, ci volle poco un po’ perché mi schiacciassero.” dice Jean-Noël Bousquet, che in quel momento cercava di tappare la breccia nel suo muro. Ha iniziato da zero e ha impiegato 17 anni per ricostruire lo Château Grand Moulin a Lézignan. “Ciò che mi ha fatto reagire di fronte a questo immenso spreco è stata la sorte dei dipendenti. Mi hanno detto: è rovinato, non torniamo indietro. Mi ha dato forza: quando sei un imprenditore sei in debito, non potevo lasciarli in disparte, sono persone straordinarie, sulle quali ho sempre potuto contare. Hanno deciso di rimboccarsi le maniche e hanno lavorato come dei matti. Senza di loro non avrei potuto ricostruire la tenuta. E poi la ripartenza è venuta anche dall’orgoglio. Il mio orgoglio, il mio rifiuto di arrendermi. Non volevo dare fomento ai miei nemici, quelli che pensavano che fossi finito, in ginocchio.”

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Oggi è orgoglioso del suo dominio : “Non compriamo un terreno per rivenderlo, ma per trasmetterlo. Mio figlio ha sviluppato Grand Moulin e ne ha fatto un gioiello.” 25 anni dopo, cosa risalta per lui, “è l’avventura umana. Mi fa dire che contrariamente a quanto crediamo, l’uomo è fondamentalmente buono, nonostante i sospetti, i dubbi… La vita è piena di opportunità, bisogna crederci.”

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