“Eravamo la famiglia Ricoré. Da allora tutto è andato storto”

“Eravamo la famiglia Ricoré. Da allora tutto è andato storto”
“Eravamo la famiglia Ricoré. Da allora tutto è andato storto”
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Gli artigiani rimuovono l’ultima plastica che copre la cucina attrezzata, aperta sul soggiorno. Elizabeth Fleury-Ligot gira di stanza in stanza nel suo ampio e luminoso appartamento, completamente ristrutturato. Travi verniciate di bianco, pavimenti in parquet, vista sui tetti in zinco tipicamente parigino… Questo è infatti l’alloggio in cui si trasferirono, nel 1978, con suo marito Jacques. E che hanno dovuto andarsene così all’improvviso, sabato 12 gennaio 2019, dopo che un’esplosione dovuta alla rottura di un tubo del gas ha trasformato il loro edificio in rue de Trévise, al 9e distretto, in rovina, lasciando quattro morti e centinaia di feriti e vittime.

È lo stesso, ma tutto è diverso, dopo quattro anni di lavoro e quasi sei anni di attesa. “Abbiamo rifatto tutto in bianco. Prima avevamo molti colori. Il muro lì era blu e lì mio marito aveva dipinto delle strisce quando siamo arrivati. Era carino, vero, Jacques? » Quest’ultimo, 91 anni, appoggiandosi al suo bastone, contempla le biblioteche che avevano costruito e che ospiteranno tra pochi giorni, durante la loro riqualificazione, le loro migliaia di libri, attualmente conservati in 140 scatole.

Segni dell’opera, rue de Trévise, a Parigi, 18 ottobre 2024. AGNÈS DHERBEYS / MYOP PER “IL MONDO”

Il loro appartamento è cambiato e loro lo hanno fatto “invecchiato”sourit Elizabeth Fleury-Ligot, 76 anni. “Mi sento come se la mia vita fosse stata interrotta. I nostri nipoti venivano spesso a dormire da noi, qui si sentivano a casa. È finita, tutti sono cresciuti, hanno guadagnato la loro indipendenza. È una vera rottura”confida. “Sono felice, certo, di questo ritorno, ma per me è l’ultima tappa”afferma Jacques Ligot.

“Ho deciso che lo trovavo gay”

Il 4 novembre diversi residenti sono venuti, come i Ligot, per la consegna del cantiere. Sono loro i primi a rientrare in possesso dei locali, in mezzo al balletto dei montacarichi. L’opera ha restituito tutto il suo splendore al numero 6, ai suoi circa venti opulenti alloggi con camini in marmo e modanature del soffitto e al suo giardino di felci al centro del cortile. E’ l’ora della riunione. “Hai visto la vernice blu sulle porte? Sembra Le Touquet”scivola, maliziosamente, una vicina di Elizabeth Fleury-Ligot. “Ho deciso che lo trovavo gay”risponde quest’ultimo.

Tutti ispezionano il proprio alloggio, scoprono gli ultimi ritocchi nelle aree comuni. E inevitabilmente ripensa all’ultimo giorno vissuto qui, il giorno dell’esplosione. “Jacques e io dovevamo prendere un treno per Lione. Eravamo sul pianerottolo, con la valigia, quando è comparso un pompiere. Ha fatto il giro dei piani avvisando “attenzione, c’è una fuga di gas”. Abbiamo chiesto se potevamo partire, lui ha risposto “sbrigati”. Aveva un odore molto forte. Del resto Jacques, che è sempre un passo avanti a me, mi aveva appena detto “salviamoci prima che esploda””ricorda Elizabeth Fleury-Ligot.

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