“JMi pento sinceramente delle mie azioni.” In attesa di discutere il merito del caso, all’inizio di gennaio, ha delineato l’inizio di un mea culpa.
Un residente di Puget-Théniers è stato presentato al tribunale penale di Nizza venerdì sera, due giorni dopo il suo arresto da parte dei gendarmi. Il suo processo è stato rinviato all’inizio di gennaio.
Dovrà spiegare l’incendio doloso che ha devastato il centro di riciclaggio della sua città all’inizio dello scorso giugno. La catastrofe aveva gravemente colpito il patrimonio dei comuni delle Alpi d’Azzurri. Il conto dei danni parla chiaro: più di un milione di euro!
I gendarmi della brigata Puget-Théniers hanno avviato le indagini non appena le fiamme si sono spente, supportati dalla brigata di ricerca, sotto la direzione della Procura di Nizza. I militari hanno agito con discrezione, attenti a preservare il patrimonio pubblico e la sicurezza nelle nostre valli.
“Dovevamo pensarci prima”
Hanno rapidamente identificato un sospetto. Questo abitante del comune è stato ascoltato in udienza gratuita il 5 giugno. Fu finalmente messo in custodia di polizia cinque mesi dopo, al termine delle indagini.
Quasi 40enne, questo padre è stato condannato in passato per danni. Autista di automezzi pesanti, è sospettato di aver commesso questo atto di vandalismo la cui vittima altri non è che… il suo stesso datore di lavoro. Per quale motivo? Non è stato davvero in grado di spiegarlo durante la sua custodia.
L’imputato era ubriaco al momento dell’incidente. “Farò di tutto per curarmi”ha promesso venerdì, durante la sua presentazione in prima apparizione. “È un po’ tardi. Avresti dovuto pensarci prima.”ha risposto il presidente Christian Legay.
“Ha preso tutti i rischi”
Il pubblico ministero Sébastien Eskandar constata una lite tra il datore di lavoro e il dipendente, attualmente infortunato sul lavoro. “Ha preso tutti i rischi in un contesto di consumo di alcol”.
Il rappresentante del pubblico ministero richiede la custodia cautelare. Un controllo giurisdizionale non potrebbe, a suo avviso, garantire che l’indagato non si ripeta o che non attacchi il suo datore di lavoro.
Questa è tuttavia l’opzione prescelta dal giudice, come richiesto dalla difesa. Il suo avvocato sottolinea che l’imputato lavora dall’età di 15 anni, che di lui non si parla più dal 2006 e che riconosce i fatti. Resta da spiegarli al bar.