La Germania in crisi commemora un “giorno felice” (nelle immagini)

La Germania in crisi commemora un “giorno felice” (nelle immagini)
La Germania in crisi commemora un “giorno felice” (nelle immagini)
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La Germania celebra sabato la caduta del muro di Berlino, caduto 35 anni fa, in un “giorno felice” che contrasta con l’atmosfera cupa del momento, legata alla crisi di governo del Paese e al declino delle democrazie nel mondo.

I festeggiamenti che si svolgono fino alla domenica non perdono però di vista il simbolismo dell’ questo evento storico, avvenuto il 9 novembre 1989. Era “a felice giornata » che ci ricorda anche che « la libertà e la democrazia non sono mai state date per scontate“, ha dichiarato il sindaco di Berlino Kai Wegner durante una cerimonia alla presenza del capo dello Stato Frank-Walter Steinmeier.

Il motto dei festeggiamenti, “ Preservare la libertà“, trova particolare risonanza in un momento in cui la democrazia è in declino in tutto il mondo e dove le guerre continuano a infuriare, in Ucraina e a Gaza. Essi arrivano anche nel momento in cui la coalizione di Olaf Scholz è andata in frantumi, dopo il licenziamento del ministro liberale delle Finanze mercoledì sera, facendo precipitare la più grande economia europea in un periodo di incertezza.

Lo trova l’ex berlinese dell’Ovest Jutta Krüger, 75 anni certo “un peccato” che la crisi di governo intervenga adesso, ma “dobbiamo comunque festeggiare la caduta del Muro”. “Era particolarmente importante per i berlinesi, ma anche per coloro che vivevano nella Germania dell’Est, sapere che potevano uscire se lo desideravano”, ha detto questo pensionato all’AFP.

Bernhard Hödtke, 93 anni, che viveva nell’est, ricorda essersi avventurato dall’altra parte il giorno dopo con il collega, incredulo quanto lui: “siamo scesi lungo la Friedrichstrasse”, un’arteria centrale un tempo tagliata dal muro, e “ci siamo pizzicati il ​​braccio”, racconta.

Ideali del 1989

Olaf Scholz ha sottolineato venerdì che i valori del 1989 non potevano “essere dati per scontati”. Per incarnare questi ideali, un’installazione a cielo aperto che si estende 4 km lungo l’ex percorso del Muro sono presenti repliche dei cartelli delle proteste del 1989 e altre migliaia create dai cittadini.

La fine del “Muro della Vergogna”, simbolo della Guerra Fredda e la divisione tra il blocco occidentale e quello sovietico, aprirono la strada al crollo del comunismo nell’Europa orientale e alla riunificazione della Germania un anno dopo. Fu eretto nell’agosto del 1961 su 155 km attorno a Berlino Ovest per porre fine all’esodo degli abitanti della Repubblica Democratica Tedesca (RDT).

Almeno 140 persone sono morte nel tentativo di attraversarlo.

Attivisti da tutto il mondo sono stati invitati a Berlino questo fine settimana, tra cui la leader dell’opposizione bielorussa in esilio Svetlana Tikhanovskaya e il dissidente iraniano Masih Alinejad. La band punk russa di protesta Pussy Riot si esibirà davanti all’ex quartier generale della Stasi, la temuta polizia segreta della Germania dell’Est.

« Siamo al fianco di coloro che lottano oggi per la propria libertà e contro la schiavitù!“, ha dichiarato Frank-Walter Steinmeier.

“Ascesa del populismo”

L’accento sulla libertà è particolarmente importante” in un momento in cui siamo di fronte all’ascesa del populismodisinformazione e divisione sociale”, ha giudicato Joe Chialo, responsabile della Cultura presso il governo regionale di Berlino.

Le elezioni organizzate a settembre in tre regioni dell’ex DDR, dove il il partito di estrema destra ha ottenuto punteggi storicamente altiaveva evidenziato le persistenti divisioni politiche tra l’est e l’ovest del Paese.

Questo fine settimana segna anche l’anniversario della “Notte dei cristalli”, un pogrom perpetrato dai nazisti il ​​9 e 10 novembre 1938. Almeno 90 ebrei furono assassinati e 1.400 sinagoghe bruciate in Germania e Austria.

La commemorazione avviene nel contesto della recrudescenza degli atti antisemiti in Germania dagli eventi del 7 ottobre 2023 – l’attacco senza precedenti di Hamas contro Israele, che ha scatenato la guerra nella Striscia di Gaza.

Il fatto che “gli ebrei oggi debbano ancora aver paura di vivere apertamente la loro religione è un peccato”, ha detto sabato Olaf Scholz sul suo account X.

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