“Dobbiamo ascoltare gli imputati nel merito prima di sottoporli al controllo giudiziario”

“Dobbiamo ascoltare gli imputati nel merito prima di sottoporli al controllo giudiziario”
“Dobbiamo ascoltare gli imputati nel merito prima di sottoporli al controllo giudiziario”
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The Observer ha parlato con Babacar Niang, professore associato di diritto, che analizza le sottigliezze del sistema giudiziario senegalese nel contesto del duplice omicidio di Pikine. Afferma: “Prima di porre una persona sotto controllo giudiziario, deve essere ascoltata approfonditamente nel merito delle accuse”.

Me Niang sottolinea che il rilascio di Nabou Laye, per quanto controverso, si basa su un principio giuridico essenziale: prove insufficienti. Invita le autorità a considerare la questione dal punto di vista della tutela dei diritti umani e dell’equità. “È della massima importanza che la giustizia non perda di vista l’impatto delle decisioni sulla società”, ha detto a L’Observateur.

I commenti di Me Niang evidenziano un dilemma che divide la società. La giustizia dovrebbe agire rapidamente, correndo il rischio di commettere errori, o dovrebbe prendersi il tempo necessario per garantire un giudizio equo? Queste riflessioni giuridiche sono tanto più cruciali in quanto il caso Pikine continua a scuotere l’opinione pubblica.

“La presunzione di innocenza non è un concetto teorico”

Per Me Niang il rispetto dei diritti degli imputati deve essere una priorità. “Prima che una persona venga posta sotto controllo giudiziario, deve essere ascoltata nel merito”, insiste. È preoccupato per le decisioni prese senza basi solide e menziona il rischio di “abusi giudiziari” che potrebbero minare la fiducia dell’opinione pubblica nel sistema.

Una richiesta di rigore giudiziario

L’avvocato sottolinea che il rilascio di Nabou Laye, per quanto controverso, è coerente con il rispetto della presunzione di innocenza. Mette però in guardia contro procedure affrettate che potrebbero portare a ingiustizie. “I diritti di ogni cittadino devono essere tutelati, indipendentemente dalle pressioni sociali o mediatiche”, conclude.

L’Observer ricorda che questo caso rimane un esempio lampante delle sfide che deve affrontare la giustizia senegalese, con una società che cerca trasparenza ed equità.

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