Senza precedenti in una cattedrale francese, questo meccanismo di nebulizzazione è la carta vincente utilizzata da Notre-Dame durante la sua ricostruzione per rafforzare il suo sistema di protezione antincendio.
“L’idea era di permetterci di reagire più rapidamente ma soprattutto di garantire che il monumento possa combattere un incendio da solo”, spiega Rémi Fromont, uno dei tre architetti responsabili del cantiere di Notre-Dame, che riapre le sue porte il 7 dicembre.
La sera del 15 aprile 2019, quando le fiamme hanno devastato la struttura in legno di Notre-Dame, il sistema antincendio del monumento ha mostrato i suoi limiti.
Alle 18:18, sullo schermo di controllo del PC di sicurezza è apparso un messaggio di allarme incendio, facendo scattare l’allarme generale e l’evacuazione dei locali. Ma si è dovuto attendere due “risoluzioni di dubbi” da parte degli agenti di sicurezza per attestare la presenza delle fiamme e avvisare i vigili del fuoco.
Andarono così perduti circa trenta minuti preziosi, durante i quali l’incendio, la cui origine è ancora oggi indeterminata, cominciò a perforare il tetto di piombo.
Durante la ricostruzione, si manifestò subito la necessità di ripensare completamente questo sistema antincendio, senza però deturpare l’edificio, capolavoro del gotico del XII secolo che è tra i monumenti più visitati d’Europa.
“Dopo il disastro non potevamo avere solo una risposta storica e non potevamo nemmeno avere una risposta che tenesse conto solo della questione della sicurezza antincendio. Abbiamo dovuto lavorare su entrambi”, sottolinea Rémi Fromont.
Ridurre al minimo i danni
“La prima sfida era che non dovesse sembrare brutto”, ha spiegato recentemente all’AFP Eric Lazzari, della French Electronic Detection (DEF), una delle società che ha installato il nuovo meccanismo antincendio.
La scelta è quindi caduta su un sistema di nebulizzazione che si snoda lungo la struttura medievale fino alla guglia e si attiva automaticamente in caso di allarme, creando un’acqua nebulizzata in grado di ridurre la temperatura ambiente di 500 °C in un minuto e di soffocare le fiamme espellendo l’ossigeno.
Questo sistema ha anche il grande vantaggio di preservare ulteriormente i luoghi. “La preoccupazione principale dei sistemi di spegnimento ad acqua convenzionali è che l’acqua scorre, gocciola e provoca danni, in particolare al legno, mentre la nebulizzazione ha la stessa capacità di spegnere l’incendio ma minimizzando l’impatto”, secondo Eric Lazzari.
Questo meccanismo, utilizzato nei data center o nei tunnel autostradali, è gradualmente apparso nei siti del patrimonio. Arreda la cattedrale di San Patrizio a New York, il teatro Bristol Old Vic nel Regno Unito e la biblioteca della duchessa Anna Amalia in Germania.
A Notre-Dame, per completare l’arsenale, sono apparse una cinquantina di telecamere termiche per rilevare fonti di calore anomale nei luoghi a rischio, in particolare sui quadri elettrici sparsi nell’edificio.
Integrando anche i rilevatori di fumo, Notre-Dame dispone ora di più di 300 punti di rilevamento, secondo DEF.
“Se in un armadio elettrico è presente un interruttore acceso, la termocamera rileverà la presenza di un incendio nell’armadio e attiverà automaticamente la nebbia d’acqua. Quindi non può succedere nulla senza che noi ne siamo informati”, certifica il Sig. Lazzari.
Secondo lui, per quanto riguarda le capacità di estinzione, Notre-Dame è passata, dall’incendio del 2019, “da 0 a 100”.
Anche Rémi Fromont è convinto dei vantaggi del nuovo sistema ma lo assicura con un sorriso: “Non voglio testarlo”.