Un dipendente dell’hotel “è accusato di aver fornito due volte cocaina a Liam Payne durante il suo soggiorno” e una terza persona è “accusata di aver fornito due volte narcotici in due momenti diversi il 14 ottobre”.
L’accusa ha confermato anche i primi risultati dell’autopsia suggerendo che le lesioni riportate sul corpo della vittima erano compatibili con quelle di una caduta e che erano quindi esclusi atti di automutilazione o “interventi fisici di terzi”.
L’autopsia ha rivelato che sulle mani di Payne “non è stata trovata alcuna ferita ‘difensiva’, che tutte le lesioni erano vitali e si sono prodotte simultaneamente l’una con l’altra”.
In altre parole, a causa di queste lesioni e della posizione del corpo a terra, l’autopsia ha stimato che “Payne non ha adottato una postura riflessa per proteggersi (nella caduta) e che potrebbe essere caduto in uno stato di semi- stato di incoscienza o totale incoscienza.
Una tesi convalidata giovedì dall’accusa: “Payne non era pienamente cosciente o stava attraversando uno stato di notevole riduzione o abolizione della coscienza al momento della caduta”.