Su tutti questi argomenti, Gli alleati dell’America hanno un po’ di tempo – fino a gennaio – per costruire un'”offerta” ai nuovi leader americani, su base naturalmente transazionale. poiché questa è apparentemente la filosofia di base dell’ex promotore immobiliare di New York. Ad esempio, è assumendo forti impegni sulle spese militari che gli europei possono frenare gli americani inclini a voltare le spalle alla difesa dell’Europa. Un simile approccio non esclude l’asserzione “linee rosse” – sulla necessità, ad esempio, di consentire a Base industriale europea della difesa o avere un approccio differenziato alla Cina. Anche in Medio Oriente potrebbero aprirsi opportunità che consentirebbero agli europei di rientrare in gioco, cosa di cui l’amministrazione Biden aveva poca preoccupazione.
Un programma del genere è realistico? Possiamo vedere chiaramente i limiti: sarà forte la tentazione per un certo numero di capitali europee di impegnarsi in una “corsa” dispersa verso Washington per cercare di salvare i propri interessi nazionali. Costruire una posizione europea non sarà ovvio, tutt’altro. Sui vari temi che abbiamo menzionato possono tuttavia emergere coalizioni tra alcuni europei che non riescono a riunire tutti gli Stati dell’UE. Per quanto riguarda la sfida più seria, l’Ucraina, i paesi più “atlantisti”, almeno dell’Est (la Polonia in particolare) possono adottare una posizione di resistenza ad un possibile abbandono americano. Anche la Francia ha delle carte da giocare, ad esempio rendere più attraente la sua offerta di estendere il suo ombrello nucleare ai suoi vicini avvicinandosi al “Gruppo di pianificazione nucleare” della NATO. Se inoltre, dopo la destituzione del Ministro delle Finanze, la Germania dovesse procedere più rapidamente del previsto verso nuove elezioni che portino ad una nuova coalizione, il nostro margine di manovra per creare un fronte europeo aumenterebbe..
Ma la Francia ha proprio interesse a giocare collettivamente o, visti i rischi che non sia possibile un vero approccio europeo, non dovrebbe anche puntare a preservare i propri interessi giocando al massimo sul rapporto bilaterale con l’America? In realtà la differenza tra i due approcci non è così netta. Ciò che è vero è questo avremo tanto più credito a Washington se ci presenteremo, almeno su un certo numero di temi, come portavoce dell’Europa intera. Abbiamo ancora abbastanza peso in Europa per svolgere un simile ruolo? Gli incontri che si svolgeranno nei prossimi giorni – Comunità politica europea il 7 e 8 novembre, Consiglio europeo il 19 e 20 dicembre – forniranno i primi elementi di risposta a questa domanda. Tatticamente, sarebbe nel nostro interesse unirci meglio, bandire “l’autonomia strategica europea” dalla nostra retorica… per portare avanti questo concetto nella pratica. Allo stesso modo, sarebbe molto importante per i nostri partner che i due rami dell’esecutivo francese sembrassero sulla stessa lunghezza d’onda nella strategia nei confronti di Washington. Tenendo conto dell’equazione personale di Barnier, questo sarebbe un fattore per un ritorno dell’influenza francese nell’UE.
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