Viktor Orban, primo sostenitore di Donald Trump in Europa

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Il primo ministro ungherese Viktor Orban si rivolge ai sostenitori durante una “marcia per la pace” a Budapest, sabato 1 giugno 2024. DENES ERDOS/AP

“Quest’anno, a Dio piacendo, possiamo porre fine all’egemonia liberale progressista. Forza Donald Trump! Forza sovranisti europei! » Così ha parlato Viktor Orban, il 25 aprile, sul palco della sala conferenze nel centro di Budapest dove da tre anni ha l’abitudine di riunire in primavera il crème dell’estrema destra mondiale sotto la guida del Partito politico conservatore Action Conference (CPAC), forum di riflessione dei rappresentanti del Partito repubblicano americano impegnati nel trumpismo.

Davanti a una platea composta da nazionalisti provenienti da tutto il mondo occidentale e spesso preoccupata più dal wokismo e dall’immigrazione che dalla minaccia russa, il leader ungherese ha espresso il desiderio di poter formare una coalizione tra tutte le destre al Parlamento europeo a giugno, per poi vedere la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti a novembre. “Dobbiamo vincere queste elezioni per riprendere il cammino di pace e sicurezza che ha reso grande l’Occidente”ha detto tra gli applausi.

Mentre quasi tutti i leader europei rabbrividiscono all’idea del ritorno al potere di Trump questo autunno, il magiaro ripete prontamente di sognarlo. Questa vittoria consentirebbe “una coalizione transatlantica per la pace”, ha assicurato ancora nel corso di una riunione elettorale organizzata sabato 1ehm Giugno a Budapest, che include nel suo grande progetto il Raduno Nazionale di Marine Le Pen. E a insistere, martedì 4 giugno, sul quotidiano italiano Il Giornale : “Trump raggiungerebbe il cessate il fuoco e l’avvio dei negoziati in un giorno” sulla guerra in Ucraina.

“Stessa vicinanza con la Russia”

L’amicizia tra Trump e Orban, queste due figure del populismo nazionale, non è certo del tutto nuova, ma non è mai stata così evidente come dall’inizio della guerra in Ucraina. “Condividono la stessa vicinanza con la Russia e le stesse critiche contro gli aiuti all’Ucraina”, osserva Andras Racz, esperto ungherese di Russia presso il Consiglio tedesco per la politica estera (DGAP). I due uomini sono riusciti in particolare a bloccare il sostegno militare occidentale per diversi mesi quest’inverno: Trump costringendo i repubblicani a opporsi a un voto cruciale del Congresso a Washington, Orban esercitando più volte il suo diritto di veto a Bruxelles.

Orban ha sicuramente sostenuto Trump sin dalle elezioni del 2016, vinte contro Hillary Clinton, “ma all’epoca si trattava più di una scelta di politica interna motivata da rapporti conflittuali con l’amministrazione Obama”, ritiene Racz, mentre l’Ungheria è stata regolarmente criticata dai democratici americani per le sue tendenze autoritarie. Se queste critiche cessassero di fatto sotto il mandato di Trump, “Non è stato, tuttavia, un periodo d’oro come viene presentato in retrospettiva”giudica questo esperto, sottolineando ad esempio gli attriti attorno all’accordo di difesa tra Budapest e Washington finalmente firmato nel 2019.

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