prigione per questo attivista filo-palestinese che si è rallegrato per la morte degli ostaggi israeliani

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Un esponente filopalestinese di Nizza, incarcerato dal 19 settembre per aver sostenuto il terrorismo, è stato condannato lunedì a tre anni di carcere, di cui un anno sotto braccialetto elettronico, per messaggi pubblicati sui social network.

Il tribunale penale di Nizza ha dichiarato la giovane 34enne colpevole dei 13 reati di cui era accusata – reati di istigazione a crimini contro l'umanità, provocazione alla discriminazione e provocazione all'odio per origine – ed è andata oltre i 30 mesi di carcere, compresi i 12 mesi, richiesti dall'accusa.

Madre e badante al secondo anno di scuola per infermieri, l'attivista ha cofondato l'associazione “Da Nizza a Gaza” ed è stata una delle principali leader delle manifestazioni filo-palestinesi che si susseguono a Nizza dall'ottobre 2023, in occasione della costo di uno stallo durato diversi mesi con il prefetto Hugues Moutouh.

Se le manifestazioni sono rimaste tranquille, le pubblicazioni della giovane sul social network X (ex Twitter) erano diventate particolarmente virulente da giugno.

“Il 7 ottobre è legittima difesa per i palestinesi”, “dal 7 ottobre sono antisemita”: oltre a questi messaggi, ha commentato anche con un “Mazel Tov!” (congratulazioni in ebraico) una pubblicazione del sindaco di Nizza Christian Estrosi che rende omaggio ai sei ostaggi israeliani uccisi da Hamas a Gaza.

“Parole molto violente”

Ha anche aggiunto il seguente commento ad una foto delle bandiere israeliane in fiamme: “Un sogno che diventerà realtà, sei combustibile”. Altrove ha deplorato che Hamas “non abbia finito il suo lavoro”.

Si è interrogata anche su un riservista dell'esercito israeliano originario di Nizza: “Il sionista genocida di Nizza è tornato a Nizza? Dopo aver commesso l'omicidio di donne e bambini palestinesi, le sue mani sono coperte di sangue”.

Impassibile nel palco durante il processo del 21 ottobre, ha ammesso di non aver “misurato” le conseguenze delle sue parole. “C'è un genocidio in corso, 40mila morti, 90mila feriti, riconosco parole molto violente ma non riconosco il modo in cui viene interpretata”, si è difesa.

Oltre alla pena detentiva, è stata condannata a pubblicare a proprie spese la decisione sui quotidiani Le Monde e Nice-​Matin e a pagare un totale di oltre 13.500 euro al riservista e a quattro associazioni che lottano contro l'antiterrorismo. -Semitismo, che erano diventate parti civili.

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