quale candidato minaccia maggiormente gli interessi economici dell’Europa?

quale candidato minaccia maggiormente gli interessi economici dell’Europa?
quale candidato minaccia maggiormente gli interessi economici dell’Europa?
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Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, l’Europa segue da vicino la corsa serrata tra Kamala Harris e Donald Trump, entrambi portatori di una visione economica e geopolitica le cui ripercussioni potrebbero colpire duramente il continente. Negli ultimi anni, mentre l’attività economica nel Vecchio Continente ristagnava, le aziende europee si sono rivolte massicciamente verso l’America, dove i consumi delle famiglie rappresentano il 30% della spesa globale.

Nel 2022, secondo il Consiglio Europeo, le esportazioni europee di beni verso gli Stati Uniti supereranno i 500 miliardi di euro, rappresentando il 4% del PIL europeo e generando un surplus commerciale di 160 miliardi di euro. Dal 2018, le vendite al dettaglio sono aumentate del 15% in volume, due volte più velocemente che nell’Unione Europea (UE).

Tuttavia, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, con la promessa di una guerra commerciale non solo contro la Cina ma anche contro l’Europa, potrebbe cambiare la situazione. “Le opzioni protezionistiche di Donald Trump sono diventate ampiamente radicali rispetto al suo primo mandato”stima Ruben Nizard, responsabile dell’analisi dei rischi socio-politici di Coface. Il suo piano prevede un aumento delle tariffe di 10 punti percentuali per tutti i beni importati e di 60 punti percentuali per quelli provenienti dalla Cina: aumenti significativi rispetto alle attuali tariffe del 3,3% negli Stati Uniti e del 3,9% a livello mondiale.

Rischio di frammentazione del commercio mondiale, l’Europa viene colpita duramente

Gli economisti della Goldman Sachs prevedono che un tale aumento dei dazi doganali ridurrebbe il PIL europeo di circa l’1% entro tre anni. L’impatto sarebbe tanto più significativo per la Germania, che è particolarmente dipendente dalle esportazioni verso gli Stati Uniti (macchinari, prodotti chimici, ecc.) e sta già attraversando una recessione per il secondo anno consecutivo. Se nessun settore fosse specificamente preso di mira dal candidato repubblicano, sappiamo che settori come l’aeronautica o l’agricoltura sarebbero particolarmente esposti ad un rafforzamento delle barriere doganali.

Allo stesso tempo, la pressione deflazionistica che la Cina potrebbe esercitare in caso di restrizioni commerciali americane metterebbe in difficoltà le industrie europee, che probabilmente verrebbero inondate di prodotti cinesi a basso costo, spingendo l’UE verso costose misure protezionistiche.

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Anche Kamala Harris segue un percorso protezionistico, anche se più moderato rispetto a quello dell’ex presidente, attraverso sussidi settoriali (intelligenza artificiale, energie verdi, biomedica, aeronautica, spazio), settori strategici e ad alto valore aggiunto in cui spera di rafforzare la posizione degli Stati Uniti, a scapito dei campioni d’Europa. Tuttavia, Ruben Nizard osserva che una vittoria del vicepresidente sarebbe meno destabilizzante per l’Europa grazie alla continuità con l’amministrazione Biden. “Anche se permarranno punti di tensione, il partenariato transatlantico rimane un asse forte per Harris“, dichiara.

Instabilità dei tassi di cambio

Il bilancio federale americano potrebbe seguire traiettorie molto diverse a seconda del vincitore. Donald Trump propone una drastica riduzione della spesa pubblica per la transizione energetica, combinata con tagli fiscali per imprese e pensionati – un programma costoso che amplierebbe il deficit di 460 miliardi di dollari, secondo l’Università della Pennsylvania. Kamala Harris, da parte sua, sostiene un programma di bilancio più moderato ma anche espansivo, con tagli fiscali mirati per le famiglie a basso reddito e un aumento delle imposte sulle società, riducendo così il deficit alla metà di quello del suo avversario.

Come afferma Ruben Nizard, “la riduzione del deficit federale non rientra tra le priorità di nessuno dei due candidati: gli Stati Uniti, grazie alla loro flessibilità di finanziamento unica al mondo e allo status del dollaro come valuta di riserva, possono permettersi livelli di deficit elevati“, Tuttavia “a lungo termine, ciò potrebbe minare la fiducia nella loro capacità di onorare i propri obblighi».

Tuttavia, l’entità di questi deficit avrebbe ripercussioni dirette sull’Europa. L’aumento del debito pubblico statunitense potrebbe portare all’instabilità dei tassi di cambio e dei movimenti di capitali, influenzando il mercato finanziario europeo. Se i deficit aumentassero, la Fed potrebbe reagire alzando i tassi, cosa che rafforzerebbe il dollaro rispetto all’euro, penalizzando così le esportazioni europee.

Minacce geopolitiche di prim’ordine

«Il poliziotto americano torna a casa», riassume Gérard Araud, ex ambasciatore francese a Washington. Al di là degli aspetti economici, le intenzioni geopolitiche dei due candidati preoccupano seriamente gli europei. Donald Trump sostiene una diplomazia isolazionista, con il disimpegno dell’Europa a favore dell’Asia-Pacifico, e annuncia di voler ridurre gli aiuti all’Ucraina, cosa che potrebbe indebolire l’unità europea di fronte a Mosca e aumentare la pressione finanziaria sugli stati membri affinché sostengano Kiev. Anche con una vittoria di Kamala Harris, gli Stati Uniti si orienterebbero maggiormente verso l’Asia, nuovo centro geostrategico in un contesto di crescenti tensioni con Pechino. Questa destabilizzazione geopolitica avrebbe necessariamente ripercussioni economiche significative nel medio e lungo termine.

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Infine, sul fronte climatico, un ritorno a una politica meno ambiziosa sotto Donald Trump rischierebbe di rallentare gli sforzi di decarbonizzazione globale, lasciando l’Europa isolata nella sua transizione ecologica, potenzialmente rallentata da scelte internazionali meno favorevoli. Kamala Harris, nonostante sostenga il fracking per ragioni elettorali, si impegna a continuare gli investimenti nell’energia verde attraverso l’Inflation Reduction Act (IRA) – una politica che, sebbene criticata per i suoi aspetti protezionistici, potrebbe avvantaggiare i produttori europei del settore.

Indipendentemente dall’esito di queste elezioni, gli Stati Uniti continueranno a investire massicciamente in tecnologie all’avanguardia, consolidando il proprio vantaggio nell’innovazione. Ruben Nizard ricorda che l’Europa “deve prepararsi per anni di concorrenza intensificata», rafforzando le proprie infrastrutture e sostenendo le imprese innovative e industrialmente competitive.

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