Ancora sotto shock, dopo a notizia che ha terrorizzato i parigini, martedì 15 ottobre 2024Marion Rousse ha parlato. Ex campionessa di ciclismo, è oggi direttrice del Tour de France Femmes e consulente di France Télévisions.
E nelle colonne di pariginola giovane donna di 33 anni ha deciso che era ora di ricominciare. Ha discusso con i nostri colleghi il “difficoltà di convivenza tra automobilisti e ciclisti” che vive da anni.
Marion Rousse denuncia un omicidio
Lei, ma anche suo marito, Julian Alaphilippe, e forse un giorno anche suo figlio di tre anni, Nino, se non si fa nulla. Per Marion Rousse, quello che è successo a Paul Varry non lo è “niente di meno“solo uno”omicidio“poiché abbiamo “ci rotolò sopra consapevolmenteSi ricorda che, in questo caso, il conducente dell'auto si trova in custodia cautelare dal 18 ottobre 2024 ed è incriminato per “omicidio volontario”.
Marion Rousse ritiene che il problema sia più ampio di questa storia terrificante. Vuole che venga svolto un lavoro educativo tra tutti gli automobilisti, per cambiare la mentalità. E questo, direttamente nelle autoscuole, affinché la Francia diventi una “paese delle biciclette” come i Paesi Bassi o il Belgio, dice, dove gli autisti lo fanno davvero “attenzione ai ciclisti“.
Perché, ha detto, “ne abbiamo davvero bisogno educare i nuovi conducenti su come pedalano i ciclisti (sì)”. “La strada è ora in comproprietà” insiste. Marion Rousse cita in particolare: “I diritti che hanno ad alcuni semafori rossi, per esempio“. Se vuole di più “civiltà” verso i più vulnerabililei nega di cadere nella caricatura “buoni ciclisti contro cattivi automobilisti”.
La sua posizione pro-ciclista
Per esperienza personale, Marion Rousse ammette di avere paura ogni giorno, quando va in bicicletta. Ha già avuto degli autisti che la sfioravano, senza mantenere una distanza di un metro e mezzo quando la sorpassavano. E questo, per gioco, denuncia.
Sulla responsabilità della biciclettaMarion Rousse è molto più breve. Lei afferma che devono “basta rispettare il codice della strada” e ammette che questo “non è sempre così”.
Infine, aggiunge comunque un altro livello per difendere i ciclisti: “Ma insisto, in caso di impatto è il ciclista che rischia di più. Anche se la colpa è sua, bisogna ricordarlo sempre”..