A Sivens, dieci anni dopo la morte di Rémi Fraisse, la questione della condivisione dell’acqua non è risolta

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Durante i lavori di ripristino del sito di Sivens dopo l’abbandono del progetto della diga, a Lisle-sur-Tarn (Tarn), 31 agosto 2017. REMY GABALDA/AFP

Nella foresta di Sivens, dieci anni fa, la tensione, che da settimane era estrema, si è ulteriormente intensificata dopo che le macchine edili hanno sradicato i primi alberi sulle rive del Tescou all’inizio di settembre 2014. Nel Tarn si sono allora opposti, da un lato D’altro canto, gli occupanti della ZAD locale accompagnati dai loro sostenitori – mobilitati contro il progetto di una diga lunga 315 metri e larga 5 sul fiume, per creare un vasto bacino d’acqua destinato all’irrigazione delle colture – e, sul altri, agricoltori, mentre la polizia era onnipresente nella zona.

La tragedia è avvenuta nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 2014: l’ambientalista Rémi Fraisse, 21 anni, è stato ucciso dall’esplosione di una granata offensiva lanciata da un gendarme. Lei gli atterrò addosso. Sabato 26 ottobre sono previsti incontri in sua memoria, in particolare presso la Maison de la Forêt Départementale de Sivens, a Lisle-sur-Tarn. Il caso è stato archiviato. L’uso di questo modello di granata è stato da allora abbandonato in Francia.

Dopo questa notte disastrosa, il governo ha annunciato nel 2015 che avrebbe abbandonato il progetto del bacino, che avrebbe dovuto danneggiare una zona umida – e la cui dichiarazione di utilità pubblica sarebbe stata peraltro annullata l’anno successivo dal tribunale di Tolosa.

Lo Stato doveva finanziare la riabilitazione dell’area sgomberata. Ha chiesto che tutti i soggetti interessati all’acqua si siedano attorno ad un tavolo e concordino un progetto territoriale consensuale per la gestione dell’acqua (PTGE). Dov’è questo oggi? Dopo studi finanziati in particolare dall’agenzia dell’acqua Adour-Garonne, numerosi controlli effettuati da società indipendenti, anni di discussioni interrotte da blocchi molto lunghi prima che i lavori riprendessero su iniziativa della regione Occitania o di un nuovo prefetto, la questione della La distribuzione delle risorse idriche nella valle del Tescou non è ancora risolta.

“In dieci anni abbiamo fatto progressi intellettuali, le persone hanno capito il vantaggio di avere accesso all’acqua qui, ma non ce n’è stata alcuna consapevolezza, anche se pensavamo davvero di poter mettere in sicurezza le nostre aziende agricole”testimonia Jean-Claude Huc, presidente della Camera dell’Agricoltura del Tarn. Lui, allora già eletto, non ha cambiato punto di vista: è necessaria un’opera a monte del fiume che d’estate si secca. “Quello che è successo a Sivens nell’ottobre 2014 ci ha portato a pensare ad altri approcci al problema, ma lo stoccaggio è l’unica soluzione economicamente fattibile. »

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