Il valore del dollaro tagliato con le forbici d’argento

Il valore del dollaro tagliato con le forbici d’argento
Il valore del dollaro tagliato con le forbici d’argento
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Non sorprende che i metalli preziosi stiano polverizzando le ultime resistenze, anche storiche…

Non a caso, Wall Street ha chiuso la borsa di ottobre con un nuovo record assoluto di chiusura che ha mobilitato il 99% dei commentatori dei canali finanziari… ma mentre l’S&P 500 e il Dow Jones faticavano da otto minuti (non uno di più) a registrare nuovi zenit simbolici (47° del 2024 per l’S&P), l’oncia d’oro (+1,4%) ha toccato il picco intorno ai 2.730 dollari e, soprattutto, l’argento è salito del 6% a 33,9 dollari, segnando la migliore chiusura dal 29 novembre 2012 (pari a i $ 33,94 del 3 dicembre 2012 o la chiusura del 3 settembre 2012).

Un’oncia d’argento è lontana solo il 3% dallo zenit principale registrato a 35,1 dollari il 10 aprile 2012.

L’impennata del metallo argento è sempre coincisa, sia con disordini monetari (crisi greca, record assoluto e triplo test di 49 dollari dal 24 al 29 aprile 2011), sia con fasi di stampa monetaria… e sempre come corollario di una perdita del potere d’acquisto della moneta.

Nelle ultime tre settimane, gli Stati Uniti hanno appena firmato la fase di debito più vertiginosa della loro storia con +500 miliardi di dollari, ovvero +15 miliardi di dollari al giorno.

Negli ultimi 15 mesi, il governo americano ha aggiunto +4,5 trilioni di dollari di debito, ovvero +300 miliardi di dollari al mese; ma la realtà è molto più preoccupante se ci concentriamo sulle “dinamiche”. L’allargamento del deficit di bilancio si è addirittura accelerato quest’estate, poi di nuovo a partire dal 22 settembre con l’innalzamento del tetto del debito fino al 20 dicembre (per evitare un ” fermare » prima delle elezioni del 5 novembre).

L’ammontare complessivo del debito ha appena superato la soglia dei 35.770 miliardi di dollari: si tratta infatti di un vero e proprio “traguardo”, poiché tale importo rappresenta oltre il 130% del Pil americano, anche il 10% in più rispetto al massimo raggiunto nel 1946 (118,9%) , un anno caratterizzato dal rifinanziamento delle ingenti spese militari sostenute dal 1941 al 1945 (tra cui il famoso “Progetto Manhattan”) nell’ambito del coinvolgimento del Paese nella Seconda Guerra Mondiale.

Alla questione del debito si aggiunge quella dell’inflazione, con un 3° mese di progressione nel “super-lordo CPI” (vale a dire escludendo alimentari, energia e affitti + costi di costruzione). Ritorna al 4% e si attesta al 4,20%, il che significa soprattutto che il prezzo dei “servizi” è in accelerazione dall’estate (sono infatti poco influenzati dal calo del prezzo dell’olio combustibile o dei carburanti). ). Ciò è dovuto essenzialmente all’aumento dei salari… L’esempio più eclatante – e per di più il più recente – è stato l’aumento salariale del +10% per sei anni ottenuto dai lavoratori portuali nei porti americani.

Non sorprende che con questo fenomenale “effetto forbice” del debito storico abbinato ad un’inflazione persistente, i metalli preziosi stiano polverizzando le ultime resistenze, anch’esse storiche.

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