In “Non abuserai” della giornalista Camille Kraft, il vescovo parla del suo ricovero in ospedale alla fine dello scorso anno e degli abusi all’interno della Chiesa cattolica.
Vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo dal 2011, mons. Charles Morerod ha deciso di confidarsi. È in un libro di interviste con Camille Kraft, giornalista di Le Temps, che ha scelto di parlare. “L’ho chiesto io”, spiega. Ritorna per la prima volta alle sue preoccupazioni di salute alla fine dello scorso anno. In quel momento arrivò vicino alla morte. “Noi credenti speriamo di vedere Dio. Questa non è una fonte di paura. Non sappiamo come affrontarlo quando arriverà. Mi chiedevo se dovessi averne paura o desiderarlo.
Abusi: “Non siamo fermi”
Interrogato sugli abusi, torna a questo momento in cui avrebbe voluto accelerare i tempi. “Diamo il primo posto alle vittime. Ho incontrato le vittime pochi mesi dopo aver iniziato come vescovo e essere stato coinvolto nel loro progetto di creare una commissione indipendente per gli abusi sessuali nella Chiesa in Svizzera. (…) Tutte le persone che lavorano nella mia diocesi devono seguire una formazione in materia. Comunichiamo le domande che riceviamo alla polizia. Quindi non stiamo fermi. Ovviamente questo non basta”. Oggi egli auspica una moltiplicazione degli approcci per comprendere meglio cosa incoraggia gli abusi ed evitarli.
In queste interviste delinea anche il posto delle donne e l’apertura dell’ordinazione. «Penso che nelle chiese ci siano sempre più donne che uomini. Ho provato ad aggiungere responsabilità dove posso. Ma penso che congiungere le responsabilità e essere prete sia parte del problema. Ciò incoraggia gli abusi attraverso una sorta di impunità. Dobbiamo rivedere in parte cosa significa essere prete», conclude.
