I nostri compatrioti ebrei hanno paura.
Ho cercato prove sulle ragioni di questa paura.
In Canada, gli unici dati facilmente accessibili riguardano gli atti d’odio registrati dalla polizia, che stanno aumentando vertiginosamente.
Ma che dire dei sentimenti, delle mentalità?
La ricerca accademica locale sembra più impegnata a rintracciare l’“islamofobia”, un concetto fraudolento che mescola la paura irrazionale di tutti i musulmani, la normale paura degli islamisti e le legittime domande su una dottrina.
Salita
Mi sono però imbattuto in una recentissima ricerca francese, svelata l’8 ottobre da Fondapol, basata su questionari con campioni rappresentativi.
Emergono due conclusioni: una positiva, l’altra negativa.
Nel complesso, la Francia non è antisemita.
Circa il 76% dei francesi pensa che l’antisemitismo dovrebbe riguardare tutta la società, non solo gli ebrei.
E l’80% dei francesi ritiene che gli autori di atti antisemiti dovrebbero essere puniti più severamente.
L’antisemitismo, tuttavia, è in aumento.
È inoltre più forte tra i giovani che tra gli anziani, e ancora più forte tra i giovani di fede o cultura musulmana.
Una conseguenza del conflitto in corso? Non proprio.
“In realtà”, dicono gli autori, “l’antisemitismo è già presente il conflitto israelo-palestinese lo ha messo in moto e ha fornito la giustificazione per agire”.
Circa il 12% dei francesi sopra i 65 anni pensa che “la creazione di Israele sia stata il frutto di un’impresa razzista”.
Lo pensa circa il 29% dei francesi sotto i 35 anni.
E ci crede il 46% dei francesi sotto i 35 anni di fede musulmana.
Solo il 2% dei francesi sopra i 65 anni ha simpatia per Hamas.
Si tratta del 14% tra tutti i francesi sotto i 35 anni.
Si tratta del 27% tra gli under 35 di fede musulmana.
E il 31% dei francesi sopra i 65 anni pensa che Israele agisca con i palestinesi come un tempo i nazisti facevano con gli ebrei.
Questa equivalenza è sostenuta dal 40% dei francesi sotto i 35 anni e sale al 65% tra i musulmani francesi sotto i 35 anni.
Per quello
Due spiegazioni secondo gli autori per questi sentimenti allarmanti tra i giovani: la loro ignoranza della storia e la proliferazione di invettive sui social network.
Gli autori lo esprimono così: “È un antisemitismo culturale, che ignora la storia, non la vuole conoscere o la rifiuta”.
Dato che le idee e le emozioni attraversano i confini, soprattutto su questo argomento, non mi sorprenderei se qualcuno mi mostrasse che qui non è molto diverso.
I vecchi ritornelli non muoiono: gli ebrei controllerebbero la finanza mondiale, i media, il governo americano, ecc.
“Progressisti”, i giovani? Il mio occhio. Non su quello.
Vecchie fantasie stantie avvolte in una nuova confezione.