Accordo di tregua: anche se Hamas dicesse “Sì”, non tutto sarà risolto

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Mentre lo Stato ebraico attende la risposta di Hamas e continuano a circolare voci contraddittorie, le tensioni potrebbero durare ancora per diversi giorni, anche in caso di accettazione. Se nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore, arriverà una risposta complessivamente positiva, una delegazione israeliana si recherà al Cairo per discutere i dettagli del testo.

Solo una volta definiti i dettagli una delegazione di alti funzionari israeliani, capi del Mossad e dello Shin Bet, si recherà in Egitto per finalizzare l’accordo. Tutti i ministri dovranno poi approvarlo e Itamar Ben Gvir e Betsalel Smotrich hanno già avvertito che potrebbero lasciare la coalizione se un simile accordo verrà raggiunto.

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Se convalidata dal governo israeliano, potrebbe finalmente essere implementata la prima fase, che durerebbe 40 giorni e comprenderebbe:

– Una cessazione temporanea delle azioni militari reciproche tra le due parti;

– Un ritiro delle forze israeliane verso est e lontano dalle aree densamente popolate;

– Il ritorno alle loro case dei civili gazawi che vivevano nel nord della Striscia;

– Scambio di ostaggi e prigionieri: Hamas rilascerà almeno 33 persone tra donne (civili e soldati), bambini (sotto i 19 anni), adulti (over 50), malati e feriti. Il primo giorno dell’accordo verranno rilasciati 3 ostaggi israeliani, poi altri 3 ogni tre giorni, a cominciare da tutte le donne fino al 33° giorno. In cambio, Israele rilascerà il numero concordato di prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane.

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Fotografie di israeliani ancora tenuti in ostaggio dai terroristi di Hamas a Gaza, esposte davanti al Ministero della Difesa a Tel Aviv, IsraeleMiriam Alster/FLASH90

Le famiglie degli ostaggi si sono appellate al primo ministro Benjamin Netanyahu, designato responsabile del blocco dell’accordo, alla vigilia di Yom HaShoah, chiedendogli di “ignorare le pressioni politiche” e di lavorare per la restituzione dei 132 ostaggi. “Le famiglie degli ostaggi sono rimaste sorprese nell’apprendere che sabato il primo ministro ha preso posizione due volte contro un accordo”, si legge in un comunicato stampa.

“Oggi, alla vigilia di Yom HaShoah, è vostro dovere ignorare ogni pressione politica. È tempo di mostrare coraggio e riportare indietro i 132 ostaggi tenuti dai mostri terroristi di Hamas, i vivi per la ricostruzione e gli assassinati per la sepoltura. Primo Ministro Benjamin Netanyahu, la storia non ti perdonerà se perdi l’occasione.

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