Il governo francese rilancia l’idea di un aumento significativo dell’Iva sulle caldaie a gas nell’ambito del bilancio 2025. Quali sono le sfide per i consumatori e il mercato degli apparecchi di riscaldamento?
L’aumento dell’Iva: una strategia di bilancio dello Stato
Il governo Barnier ha fatto una scelta controversa reintrodurre una misura che aumenta l’Iva sulle caldaie a gas dal 5,5% al 20%. La tassazione sospesa nel 2024 ritorna nel bilancio 2025 Secondo i dati ufficialiquesto aumento mira a raccogliere circa 200 milioni di euro, incoraggiando al tempo stesso le famiglie a migrare verso soluzioni di riscaldamento meno inquinanti, come le pompe di calore. Per il governo questa riforma consentirebbe non solo di rispettare le direttive europee, ma anche di accelerare la transizione energetica.
Per i consumatori, questo aumento rischia di aumentare significativamente la fattura di installazione delle caldaie a gas. Oggi una caldaia a gas standard può costare tra i 500 e i 5.000 euro, mentre i costi di installazione talvolta raggiungono i 1.500 euro. Un aumento dell’Iva al 20% comporterebbe un aumento di diverse centinaia di euro sul costo totale. La manutenzione degli apparecchi resterà però soggetta all’aliquota ridotta del 5,5%, un relativo sgravio per le famiglie che già dispongono di questo tipo di apparecchiature. Tuttavia, per molte famiglie, queste nuove misure complicheranno l’accesso a un riscaldamento a prezzi accessibili, soprattutto in un contesto di diffusi aumenti dei costi energetici.
Un settore in crisi di fronte alle misure del governo
Il settore delle caldaie a gas sta attraversando un periodo difficile. Dopo aver perso i vantaggi di programmi come MaPrimeRénov’ o dei certificati di risparmio energetico, deve ora affrontare questa nuova tassa. I professionisti del settore denunciano una decisione affrettata, sostenendo che le caldaie ad altissima prestazione energetica (THPE) restano una soluzione efficace per ridurre le emissioni di CO2 nelle vecchie case o nelle regioni fredde. Da parte loro, i produttori temono che questo aumento frenerà ulteriormente la domanda, che è già diminuita del 23% nel 2023.
Uno degli obiettivi alla base di questa riforma è spingere i francesi verso apparecchi di riscaldamento elettrici, considerati meno emettitori di gas serra. Il governo vuole quindi sostenere l’elettrificazione delle case e ridurre l’impronta di carbonio nazionale. Tuttavia, questa transizione avviene in un clima di dubbio, le pompe di calore non sono adatte a tutte le case, soprattutto nelle zone rurali o montane. Nel frattempo, questa riforma fiscale sembra essere un male necessario per accelerare la transizione energetica, ma rischia di pesare pesantemente sui portafogli delle famiglie.