La Corte di cassazione ha respinto mercoledì 9 ottobre i ricorsi presentati dall’islamologo svizzero Tariq Ramadan, rendendo definitivo il suo rinvio a giudizio per stupro aggravato e stupro di tre donne tra il 2009 e il 2016. Il predicatore ha contestato le accuse in questi ricorsi. Dopo il loro rifiuto, sarà quindi giudicato dal tribunale penale dipartimentale di Parigi in questa emblematica indagine dell’era #MeToo iniziata alla fine del 2017.
Il 27 giugno, la Corte d’appello di Parigi ha ordinato il processo a carico di Tariq Ramadan per stupro aggravato di una donna e due stupri di altre due persone. L’islaloga e una quarta donna, Mounia Rabbouj, avevano presentato ricorsi avversari, il primo chiedendo l’archiviazione generale del caso, il secondo l’aggiunta delle sue accuse respinte dalla corte d’appello.
All’udienza di mercoledì, sia il relatore che l’avvocato generale hanno sostenuto la non ammissione di questi ricorsi, procedura che consente di respingere rapidamente i ricorsi non gravi o irricevibili. I due magistrati hanno in particolare ritenuto che tali richieste tendessero a rimettere in discussione la valutazione di merito della sezione istruttoria, mentre il ruolo della Corte di cassazione si limita a verificare l’assenza di errori di diritto. Nessun avvocato, in difesa di Tariq Ramadan o in sostegno di Mounia Rabbouj, ha difeso oralmente le sue osservazioni scritte.
Condannato in Svizzera
Il 7 luglio 2023, dopo sei anni di indagini, due giudici inquirenti hanno ordinato il licenziamento di Tariq Ramadan per gli stupri di Christelle (non il suo vero nome), Henda Ayari, Mounia Rabbouj e di una quarta donna. Nella sentenza del 27 giugno, di cui è stata informata l’AFP, la corte d’appello aveva respinto il caso di Mounia Rabbouj, e si era espressa in modo opposto nel merito dei gip e delle indagini, che si erano concentrate sull’influenza, ritenendo la violenza come principale stratagemma degli stupri attribuiti a Tariq Ramadan.
In questa procedura altamente pubblicizzata ed emblematica dell’era #MeToo, i denuncianti hanno descritto rapporti sessuali particolarmente brutali. La storia di Mounia Rabbouj, che ha presentato un abito macchiato del seme dell’islamologo, ha costretto l’intellettuale, che inizialmente aveva negato, ad ammettere a metà del 2018 l’esistenza di rapporti adulteri con lei e le sue ex amanti, impronte “di dominio”ruvido ma “consenso”un punto di svolta importante in questa questione. In Svizzera, il predicatore è stato condannato alla fine di agosto a tre anni di carcere, di cui un anno, per stupro e coercizione sessuale nel 2008. I suoi avvocati hanno presentato ricorso al Tribunale federale svizzero, la corte suprema della Confederazione.
Aggiornamento alle 15:00, contesto aggiunto.