Processo d’appello per incidente d’autobus Millas: le vittime chiedono solo “perdono”

Processo d’appello per incidente d’autobus Millas: le vittime chiedono solo “perdono”
Processo d’appello per incidente d’autobus Millas: le vittime chiedono solo “perdono”
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“Vorrei solo che l’autista si scusasse”: al processo d’appello per l’incidente del pullman di Millas, le vittime sono intervenute mercoledì, dopo che martedì l’imputato ha instancabilmente negato ogni colpa, in questo dramma che ha causato la morte di sei studenti universitari.

Quattro dei bambini presenti sullo scuolabus questo 14 dicembre 2017 sono intervenuti davanti alla Corte d’appello di Aix-en-Provence, per tirare ancora una volta il filo di questo viaggio che costò la vita a sei loro compagni e ferì diciassette persone , di cui otto gravi, nello scontro tra il loro autobus e un TER a un passaggio a livello a Millas (Pirenei orientali).

Alicia Poveda, 13 anni all’epoca dei fatti, si fa avanti: giacca verde mela e pantaloncini neri che lasciano intravedere la protesi che ora ha al posto della gamba destra, sta dritta e parla con voce chiara.

Seduta in prima fila sull’autobus quel giorno, afferma di aver visto abbassare la barriera del passaggio a livello, cosa che l’autista, Nadine Oliveira, ha negato fin dall’inizio della procedura.

“Abbiamo urtato le barriere, giro la testa e vedo i fari del treno che si avvicinavano”, descrive l’ormai giovane donna, con la voce tremante: “Mi sono accorta che il treno ci avrebbe colpito, sono andata a palla e Ho chiuso gli occhi.

Poi ricorda la sua “gamba inesistente”, il polpaccio strappato e quel momento in cui è svenuta.

Se da allora ha provato faticosamente a vivere – ha conseguito la maturità e ora fa la tata convivente -, Alicia aspetta soprattutto delle scuse: “Che siamo tutti vittime e lei è colpevole, affinché possiamo ricostruirci” .

– “Per me è stata fatta giustizia” –

Enzo ricorda il trucco di magia che stava facendo a un amico sull’autobus, prima di essere sorpreso dal clacson del treno, un rumore che lo perseguitò per quattro anni. La sua amica è morta sul colpo, la sua mano è rimasta schiacciata, una ferita di cui porta ancora i postumi.

Se ammette di aver inizialmente testimoniato che le barriere erano aperte, ora pensa di aver “idealizzato la situazione”: “Non era possibile che lo facesse”, spiega di Nadine Oliveira, l’autista abituale di questo autobus.

Ma l’empatia che forse aveva provato per questa donna a Marsiglia, durante il processo di primo grado, ha oggi lasciato il posto alla rabbia, dopo che lei ha fatto appello alla sua condanna a cinque anni di carcere, quattro dei quali sospesi: “Ha distrutto vite , (…) sarebbe molto meglio chiedere scusa”.

Questo sentimento di empatia aveva animato anche Inès, in prima media al momento dell’incidente. Ma questo processo d’appello “complica le cose” per lei, che ha ritenuto che “giustizia fosse fatta” dopo la sentenza di primo grado.

– “Non ho sbagliato” –

Nel suo abito nero, Nadine Oliveira ascolta le testimonianze seduta davanti al suo avvocato, piangendo in silenzio, a volte soffiandosi il naso. Le lacrime si fanno più intense quando, interrogata dal presidente della corte d’appello per reagire alle richieste di scuse delle vittime, rinnova la sua testimonianza: “Non ho commesso alcuna colpa, la barriera era aperta”.

La sua ostinazione provocò reazioni di fastidio tra le trenta parti civili presenti. Alicia ed Enzo lasciano la stanza.

E quando uno degli avvocati delle parti civili, Me Raymond Escalé, chiede a Nadine Oliveira se, di fronte alla moltitudine di testimonianze che attestano che questa barriera era effettivamente chiusa, potesse ipotizzare che la sua memoria la stia ingannando, lei rifiuta e irrompe lacrime sulla sedia.

È stato dopo questo scoppio di lacrime che l’imputato si è sentito male ed è stato evacuato dai vigili del fuoco, spingendo il presidente del tribunale a interrompere il processo a mezzogiorno per poi sospenderlo fino a giovedì mattina, mentre una perizia determina la capacità o meno di Nadine Oliveira parteciperà al resto dei dibattiti.

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