l’essenziale
Negli ultimi mesi il prezzo del burro è salito a livelli storici. Questo aumento, non ancora avvertito ovunque in Francia, è in particolare la conseguenza dell’epidemia di febbre catarrale degli ovini. Spiegazioni.
Nelle prossime settimane pagheremo di più le nostre cioccolatine, i croissant e tutti i nostri pasticcini al panificio? Di fronte al vertiginoso aumento del prezzo del burro del 92% in un anno, i consumatori potrebbero presto vedere un aumento dei prezzi delle loro prelibatezze preferite.
Giovedì 26 settembre la tonnellata è costata 8.180 euro contro 4.260 euro nel 2023. Solo nel mese di settembre il prezzo è aumentato del 15%. Diversi fattori, tra cui l’epidemia di febbre catarrale degli ovini (BCF), che colpisce sia i bovini che gli ovini, spiegano questo aumento storico.
Un calo della produzione di latte
Nelle ultime settimane, infatti, in Francia molti allevamenti di mucche sono stati colpiti da questa epizoozia. Le mucche producono meno latte e quindi comportano un aumento del prezzo del burro, elemento essenziale per la produzione di pasticceria. Nell’Ariège, ad esempio, gli allevatori avrebbero dovuto perdere tra “4.000 e 5.000 animali”, stimava la prefettura del dipartimento il 20 settembre.
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“La progressione dell’epizoozia di tipo 3 FCO nel cuore dell’Europa e i suoi potenziali effetti sulla raccolta stanno aumentando la tensione sui mercati, come in Belgio o nei Paesi Bassi”, spiega Idele (Institut de’ breeding), nel suo messaggio di metà settembre Tendenze. Di conseguenza, le raccolte dai paesi esportatori stanno diminuendo mentre la domanda globale continua a crescere. E nonostante la volontà dei panettieri di stabilizzare i prezzi, le fatture continuano a salire e la differenza tra prezzo di costo e prezzo di vendita comincia a farsi sentire.
Un miglioramento imminente?
Possiamo sperare in una stabilizzazione del prezzo del burro nelle prossime settimane? Inizialmente l’epidemia si sta avvicinando al suo picco e si prevede che si estinguerà da sola a causa del clima e del periodo. Ricordiamo che l’FCO viene diffuso da un moscerino pungente la cui attività massima è alla fine dell’estate e diminuisce in autunno. E il numero di allevamenti protetti e vaccinati contro la malattia non è mai stato così alto, il che fa sperare in un prossimo miglioramento.
Inoltre, con il burro europeo che sta diventando significativamente meno competitivo sul mercato mondiale, alcuni paesi dell’UE potrebbero ora approvvigionarsi da altri esportatori, in particolare dalla Nuova Zelanda, leader mondiale nel settore. Questo calo della domanda interna in Europa potrebbe compensare il calo dell’offerta e ridurre la pressione sui prezzi.