Il libro “Les ogres” di Castanet offre una panoramica sorprendente delle sfide che devono affrontare le strutture di assistenza all’infanzia. Nel capitolo 42 l’Autore evidenzia il problema del PSU (Erogazione Unica del Servizio): già nel 2003 i dirigenti delle Casse per assegni familiari (Caf) denunciavano notevoli disfunzioni. “Non sta andando affatto bene, non ce la facciamo, sul terreno è disfunzionale », sottolineano, testimoniando una realtà sempre più focalizzata su considerazioni contabili, a scapito della qualità dell’assistenza ai bambini piccoli.
Questo grido di disperazione proveniente dai direttori degli istituti per la prima infanzia mette in luce le complesse questioni che devono affrontare. La qualità dell’accoglienza, le risorse umane insufficienti, le norme sempre più complesse da applicare, le statistiche su tutto e niente e le norme sugli edifici, tra gli altri, pesano sulla loro vita quotidiana. Questi professionisti dedicati si trovano di fronte a sfide crescenti, dove la gestione sempre più attenta ai budget per garantire la sopravvivenza finanziaria del proprio asilo nido lascia l’amaro in bocca: hanno sempre meno tempo per progettare programmi educativi e realizzare il loro vero lavoro.
Tuttavia, i nostri figli sono la base della società di domani. Il Premio Nobel per l’Economia, James Heckman, dimostra che un euro investito nella prima infanzia fa risparmiare tredici euro di spese legate alla devianza in adolescenza. È quindi fondamentale, anzi vitale, investire correttamente in questo settore.
Attualmente gli asili nido PSU sono finanziati secondo una formula complessa basata su tre criteri:
– Ore fatturate
– Ore effettive
– Totale spese dell’asilo nido
Questi tre elementi costituiscono la base del PSU, a cui si aggiungono sette bonus con scaglioni e calcoli diversi, che rappresentano in totale 27 criteri distinti. E alcuni criteri sono del tutto indipendenti dall’asilo nido, come ad esempio il potenziale finanziario per abitante! COSÌ, il mestiere di educatore dell’infanzia, che consisteva nell’accoglienza dei bambini e dei loro genitori, si trasformò progressivamente in una funzione di rigorosa contabilità delle ore e delle spese.
Facciamo un esempio : se la tua tariffa di fatturazione è del 107% e la tua tariffa è di 10,05 € l’ora (che rappresenta la massima prestazione di servizio), e un genitore ti chiede di accogliere il suo bambino per cinque giorni aggiuntivi nel mese di dicembre, ti ritrovi a passare da 10,05 € a € 10.03. Anche se può sembrare insignificante, questa riduzione di 0,02 euro fa perdere la prestazione massima del servizio e può, per un effetto domino sui bonus, causare una perdita di 10.000 euro.
Così, pur rispettando la tua missione di assistente sociale di accoglienza dei bambini, sei penalizzato.
Questa è l’altezza! E questo va contro lo stesso alimentatore.
Quindi, questi tre criteri sono davvero garanzia di un’assistenza di qualità per i bambini piccoli? Le ore effettive o fatturate garantiscono un rapporto sereno con i genitori? Le spese garantiscono la qualità dell’accoglienza?
Non credo.
La COG (Convenzione Obiettivo e Gestione) non ha mai investito così tanti soldi nella prima infanzia, ma questi soldi non permettono strutture che accolgano bambini e genitori in buone condizioni, perché la formula di calcolo del PSU è troppo complessa e sconnessa dalla realtà degli asili nido, la qualità dell’assistenza ai bambini piccoli e il sostegno dei genitori nel loro ruolo genitoriale.
Le strutture sono in deficit cronico da anni.
È urgente aiutare tutte le tipologie di assistenza alla prima infanzia creando una formula di calcolo in linea con le problematiche attuali. Non possiamo aspettare che il COG finisca nel 2027 per riformare i finanziamenti per la prima infanzia. Reinventiamo insieme nuove modalità di pagamento per le strutture di accoglienza.
Un appello al ministro: Agiamo insieme per la prima infanzia
Di fronte a questa realtà, è imperativo ripensare le politiche pubbliche riguardanti la prima infanzia. I direttori, in quanto pilastri di queste istituzioni, meritano di essere ascoltati e sostenuti nella loro missione essenziale. Per questo viene lanciato un appello urgente al Ministro della Prima Infanzia: è tempo di adottare misure concrete per garantire la sostenibilità delle strutture per l’infanzia e migliorare la qualità dei servizi offerti.
La voce dei dirigenti deve alzarsi oltre le mura delle loro istituzioni per realizzare un cambiamento reale ed evitare che la disperazione prenda il sopravvento nel settore. Un impegno collettivo a favore della prima infanzia non è solo auspicabile, ma anche essenziale per garantire un futuro migliore ai nostri bambini e ai professionisti che si prendono cura di loro.
Conclusione: la prima infanzia merita di meglio dell’indifferenza.