Giornata dei cristiani d’Oriente: “Dimenticare è una violenza”

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A pochi giorni dalla settima edizione della Giornata dei cristiani d’Oriente, l’Opera dell’Oriente ha presentato martedì 23 aprile in una conferenza stampa le realtà affrontate dalle diverse comunità cristiane nella regione, dall’Ucraina all’Eritrea.

Alexandra Sirgant – Città del Vaticano

L’Œuvre d’Orient organizza il 5 maggio, per il settimo anno consecutivo, la Giornata internazionale dei cristiani d’Oriente. Una giornata di preghiera ma anche di incontro con cristiani di diverse Chiese cattoliche. Spesso minoritarie nei loro Paesi, queste comunità cristiane orientali sono anche vittime collaterali dei conflitti e delle crisi che scuotono la regione. Questa giornata, coordinata da L’Œuvre d’Orient, è anche l’occasione per ricordare ai fedeli le difficili realtà vissute in alcuni paesi, descritte durante una conferenza stampa tenutasi a Parigi questo martedì 23 aprile dal direttore generale dell’organizzazione, mons. Pasquale Gollnisch.

Tra i sette teatri di violenza in cui opera l’Opera d’Oriente, senza “dimentica gli altri”, Mons. Gollnisch ha voluto aggiungere, figurarsi l’Ucraina. Devastata da due anni di guerra, la popolazione ucraina resta determinata, e la Chiesa greco-cattolica è al servizio dell’intera popolazione, “a l’immagine di quello che dovrebbe essere l’agire cristiano», ha sottolineato il direttore. Ha poi proseguito ricordando la situazione delle migliaia di armeni sfollati dal Nagorno-Karabakh, dopo l’operazione lampo portata avanti dall’Azerbaigian nel settembre 2023. Le guerre ripetute fanno parte della vita quotidiana dei fedeli anche in Etiopia ed Eritrea, sia in forze armate conflitto contro il Fronte popolare di liberazione del Tigray (TPLF). Secondo l’ONU, più di 50.000 persone sono state sfollate dal nord del Paese a causa degli scontri tra combattenti delle regioni del Tigray e dell’Amhara che si contendono il territorio.

Guerra in Terra Santa

Mons. Gollnisch si è soffermato a lungo anche sull’attuale contesto del Medio Oriente. Ricordando la tragedia del 7 ottobre, il direttore dell’Œuvre d’Orient ha affermato che il conflitto nella Striscia di Gaza, dove vivono un migliaio di cristiani, “superato l’accettabile“, l’esercito israeliano non è né l’uno né l’altro”non solo in una logica di difesa ma in una logica di schiacciamento del popolo palestinese“. Ha inoltre deplorato l’accelerazione della violenza in Cisgiordania dopo l’offensiva mortale di Hamas, sottolineando che da allora più di 400 palestinesi sono stati uccisi dai coloni israeliani.

Il conflitto sta colpendo duramente il confine con il Libano meridionale, sebbene sia già impantanato in una crisi economica senza precedenti con conseguenze regionali. “Il Libano è l’unico Paese della regione in cui esiste veramente la libertà religiosa», sottolinea il rappresentante dell’Œuvre d’Orient, prima di ricordare l’equilibrio riscontrato su scala politica tra maroniti, sunniti e sciiti. Simbolo di convivenza religiosa, il Libano è un esempio per la regione: “Se il Paese crolla, questo è l’esempio che crolla”, quella di una possibile convivenza armoniosa tra cristiani e musulmani ma anche tra sunniti e sciiti. Un altro paese impantanato in una grave crisi economica è la Siria, ancora soggetta a sanzioni economiche da parte della comunità internazionale, che causano indirettamente sofferenze alla popolazione siriana.

Non lasciarli nell’oblio

Al termine della conferenza stampa, mons. Gollnisch ha risposto ad alcune domande, tra cui quella relativa alle aspettative dei cristiani orientali nei confronti dei cristiani occidentali. “Il primo è soprattutto che ci sono ancora cristiani in Occidente, soprattutto in Francia“, ha risposto, non senza ironia, il direttore dell’organizzazione, prima di proseguire: “La seconda è non dimenticare, perché dimenticare è una forma di violenza (…). La terza aspettativa è quella dell’aiuto“.

La messa annuale dell’Œuvre d’Orient sarà celebrata il 5 maggio nella chiesa Saint-Sulpice a Parigi, secondo il rito latino, da mons. Rafic Nahra, vescovo ausiliare del Patriarcato latino di Gerusalemme. “Nel contesto attuale mi sembra sensato invitare un vescovo della Terra Santa», ha spiegato mons. Gollnisch.

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