Monkey Man x Riddle of fire: amanti della vendetta o insolenti, i bambini sono fantastici

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Ogni settimana Nova seleziona per te le uscite cinematografiche. Questa settimana: Monkey Man e Riddle of fire, i bambini sono fantastici.

La globalizzazione non è del tutto negativa. Avrà almeno consentito la permeabilità delle colture. Soprattutto nel cinema di genere odierno dove non esistono veri e propri confini, per una sorta di corroborante melting pot. Dev Patel ne è stato testimone molto tempo fa, quando Il milionario dei bassifondi ha reso questo attore inglese di origini indiane un simbolo internazionale e trasversale. Per passare alla regia, ha inventato una città immaginaria nell’India contemporanea una storia di vendettama soprattutto un’ibridazione del cinema d’azione.

Uomo scimmia assimila tanto l’estremismo dei thriller sudcoreani quanto la precisione degli stuntmen indonesiani, il know-how visivo dei blockbuster americani o il lato favolistico di quelli indiani. In superficie, l’insaziabile sete di vendetta di un figlio la cui madre è stata uccisa da un agente di polizia disonesto non farebbe altro che fare di lui un John Wick delocalizzato, ma Patel aggiunge un ingrediente inaspettato: un sottotesto che affronta tanto il nazionalismo che attualmente affligge l’India Quello il sistema delle caste che lì persiste. Questo aspetto è certamente molto meno padroneggiato delle stupefacenti sequenze di combattimento, non ha la forza di un vero e proprio commento politico, ma impedisce a Monkey Man di essere niente più che un gigantesco spettacolo di violenza grafica, quando la sua furia è guidata dalla furia furiosa contro un sfera politica dominata da mentori usurpatori, o quando Patel si permette di infrangere qua e là certi codici del film di combattimento. Tutto questo resta ancora da risolvere, ma La rabbia di Monkey Man rende il giro di prova emozionante andando oltre un certo esotismo o la sua quota di liberazione.

L’enigma del fuoco, il film d’avventura americano per bambini

A modo suo, Weston Razooli rende esotico anche il registro puramente americano del film d’avventura per bambini. Messo insieme con tre dollari e seicento, suo Enigma del fuoco e la sua banda di ragazzini, alla ricerca della ricetta perfetta della torta ai mirtilli per accedere al codice genitori della loro console di gioco, si avventurano in un’America immaginaria dimenticata, a metà strada tra Cime gemelle e le produzioni Disney degli anni ’60 che si ricollegano a entrambe innocenza infantile e la mitologia bucolica di a Tom Sawyer, di cui questo film inaspettato condivide lo spirito libero, ma ancor più l’idea di una fede organica in un cinema dove tutto è gioco e immaginazione. O un’alternativa al cinema d’intrattenimento americano sempre più disincarnato dagli effetti digitali. Meglio che passare attraverso gli occhi dei bambini per reinventare il mondo, Enigma del fuoco invita soprattutto gli adulti a tornare al loro livello per riscoprire il suo lato cavalleresco così come la sua potenziale magia. Weston Razooli si è autoinvitato al microfono di Nova per un’intervista che trovate qui.

L’uomo scimmia/Indovinello del fuoco. Nelle sale dal 17 aprile

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