Da Pinerolo a Valloire: il richiamo della montagna

Da Pinerolo a Valloire: il richiamo della montagna
Da Pinerolo a Valloire: il richiamo della montagna
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No, la quarta tappa del Tour non è partita da Torino. La carovana si è concessa un piccolo trasferimento in pullman, dalla cittadina di Pinerolo direttamente in montagna. Eppure il mio pensiero è tornato per un attimo a Torino, proprio per la vista di quelle montagne.

Perché anche nel maestoso centro del capoluogo piemontese la montagna non è mai lontana. Passeggiando per Torino, una volta ho pensato per la prima volta all’inserimento di una città nel paesaggio, a come nel mezzo della città ti viene in mente come si trova in uno spazio più grande della città, come ha il suo posto nella natura circostante. Dove scorre un fiume, cerchiamo le banchine per affacciarci su qualcosa che passa davanti alla città. Nelle città costiere, il mare offre un’esperienza ancora più grande: la vista del mare come la vista dell’esterno. Ma ciò che amo di più sono le montagne che mettono in prospettiva la città. La visione di una montagna come punto di fuga all’orizzonte, le cime innevate all’estremità del campo visivo su ciascun viale correttamente orientato del piano stradale disposto a scacchiera (Torino, mi è stato detto, è una città basata sul modello francese), montagne alla fine di una lunga strada in cui ci si muove, montagne come teste di fiammiferi.

Da qualche parte tra quelle montagne si trova il confine tra Italia e Francia. Siamo saliti lì oltre il Col du Montgenèvre, un passo di più di duemila anni che ho riconosciuto perché ci avevo pedalato io stesso. Oppure dovrei dire: perché sapevo di aver pedalato lì e avevo già notato il nome studiando il percorso? Spesso sembra un riconoscimento visivo che ti fa pensare a un luogo: “Sono stato qui prima”. Ma è il nome a dare conferma e a formalizzare il ricordo.

Anche i nomi e le parole (con segnaletica stradale e tende da sole come vettori più importanti) sono indicatori importanti nella zona di confine per riconoscere questo o quel paese. Quando entrò Georges Perec Specie spaziali si chiedeva cosa rimanesse uguale da una parte e dall’altra di un confine (lo stesso cielo, la stessa terra) e cosa cambiasse (la forma del pane, i pacchetti di sigarette vuoti per terra), c’era ancora una barriera di legno tra la Francia e i suoi vicini. Oggi, avvicinandoci al posto di frontiera aperto e alle vecchie fortificazioni sopra Briançon, l’argomento erano le elezioni in Francia e la vittoria del partito che vuole fortificare i confini.

In ogni caso, scalare il passo è stata un’impresa imponente come non lo è mai stata. Quando si è scoperto che il percorso ci portava attraverso l’alta montagna eccezionalmente all’inizio di quest’anno, l’organizzazione ha risposto: “Avremmo potuto fare qualche lungo tunnel, ma non ci interessava”. Non è possibile vedere i tunnel dalla valle.

Lo scrittore Lennert De Vroey guarderà il Tour de France ogni giorno nelle prossime settimane. Attualmente è in residenza di scrittura a Parigi presso la casa fiammingo-olandese deBuren. La Fondation Biermans-Lapôtre è la sua sede.

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