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Il SoC da 3 nm sviluppato internamente da Xiaomi avrebbe un punto debole… di natura geopolitica

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Sviluppato internamente per anni, il SoC da 3 nm di Xiaomi non integrerebbe un modem 5G. Allo stato attuale, il colosso cinese potrebbe quindi essere costretto a rivolgersi ad un fornitore esterno per questo componente… anche se ciò significa rimanere dipendente da eventuali tecnologie americane.

Lo Xiaomi Mix Flip, a titolo illustrativo // Fonte: Chloé Pertuis per Frandroid

Per la sua prossima generazione di SoC “interno”, Xiaomi non sarà in grado di trasformare completamente il test. Comprendete da ciò che la sua dipendenza dalle tecnologie straniere rimarrà forte.

In realtà impariamo da TrendForce (via WCCFTech) che il primo chip progettato internamente da Xiaomi non integrerebbe alcun modem e che il marchio cinese probabilmente continuerà a procurarsi chip 5G da produttori stranieri.

Questo primo chip in-house non permetterà quindi a Xiaomi di acquisire subito l’indipendenza tecnologica a cui aspira. Nel 2025, l’azienda dovrà molto probabilmente scontrarsi con gli embarghi americani e con le ingenti tasse doganali che il presidente eletto Donald Trump intende imporre alle aziende cinesi che utilizzano componenti americani.

Per Xiaomi la strada verso l’indipendenza tecnologica sarà piena di insidie

Questa notizia in definitiva non è una sorpresa. A dire il vero serve piuttosto come conferma di qualcosa che avevamo intuito. Sappiamo che la progettazione di un chip modem è un processo lungo e particolarmente complesso. Apple ha quasi fallito in questo stesso progetto, nonostante le colossali risorse investite e un periodo di sviluppo molto lungo.

Inoltre sapevamo già che sfruttando l’incisione a 3 nm per questo nuovo chip, Xiaomi sarebbe stata costretta a rivolgersi a TSMC o Samsung Foundry per la sua produzione. E per una buona ragione, la Cina non ha ancora padroneggiato questo processo molto avanzato.

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Per quanto riguarda la fornitura di chip 5G, Xiaomi avrebbe comunque a disposizione diverse soluzioni:

  • Ricorrere ai chip 5G stranieri, firmando un accordo con Qualcomm, Samsung o MediaTek… ma con il rischio di dover pagare molto caro per l’accesso alla loro tecnologia e di soffrire di possibili complicazioni geopolitiche a medio termine, in particolare quando l’amministrazione Trump ritorno al controllo dell’economia americana.
  • Optare per i modem 5G cinesi, avvicinandosi ad esempio a Huawei o Unisoc. Questa soluzione sarebbe la più vantaggiosa dal punto di vista economico e geopolitico, ma avrebbe lo svantaggio di essere limitante dal punto di vista tecnico.

Sappiamo, ad esempio, che i chip modem di Huawei sono sempre incisi a 7 nm (la finezza di incisione utilizzata dal fondatore cinese SMIC). Sono quindi molto meno efficienti dal punto di vista energetico soprattutto rispetto alle soluzioni Qualcomm.

Ciò potrebbe far esitare Xiaomi: abbinare il suo “nuovissimo” SoC interno, inciso a 3 nm, con un modem 5G inciso a 7 nm rovinerebbe in parte i suoi sforzi per realizzare una nuova generazione di dispositivi ad alte prestazioni e, soprattutto, lunghi. smartphone duraturi con alimentazione a batteria. Continua…


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