Uno studio dopo l’altro, il rallentamento della Circolazione Meridionale dell’Atlantico (AMOC), un enorme sistema di correnti oceaniche interconnesse, sta vedendo emergere un consenso scientifico sull’argomento: “La Corrente del Golfo [faisant partie de ce système] Darepreoccupanti segnali di collasso“ (luglio 2023), “Rischio imminente: l’AMOC, la corrente atlantica vitale per il clima globale, vicino al punto di non ritorno“ (aprile 2024)…
Attenzione, però, di fronte ad annunci che evocano orizzonti temporali ravvicinati, quali “non contribuiscono in alcun modo a sensibilizzare l’opinione pubblica, e ancor meno a influenzare le politiche pubbliche a favore delle soluzioni climatiche”aveva avvertito Andrew Weaver, professore all’Università di Victoria (The Conversation, agosto 2023).
L’ultimo episodio fino ad oggi, una pubblicazione sulla rivista Nature Geoscience del 18 novembre 2024, trasmessa simultaneamente su The Conversation dai suoi due autori, ricercatori post-dottorato presso l’Università del New South Wales (UNSW) in Australia. Secondo loro, l’acqua di scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia e dei ghiacciai canadesi sarebbe la soluzione “pezzo mancante del puzzle climatico”.
5,9 trilioni di tonnellate di ghiaccio
In effetti, le alte temperature stanno sciogliendo sia il ghiaccio marino artico, sia i ghiacciai che la calotta glaciale della Groenlandia – quest’ultima regione che ha perso 5,9 trilioni di tonnellate (gigatone) di ghiaccio dal 2002.
Tuttavia, l’acqua di fusione che scorre nell’oceano subartico è più leggera dell’acqua di mare salata. Questo processo riduce quindi sia il flusso verso sud delle acque fredde e profonde dell’Atlantico, sia il ritorno verso nord delle acque superficiali più calde attraverso la Corrente del Golfo.
Quindi, quando gli autori dello studio hanno incluso l’acqua di fusione nelle loro simulazioni utilizzando un modello del sistema terrestre e un modello oceanico ad alta risoluzione, il rallentamento della circolazione oceanica “realtà riflessa”confermando che l’AMOC ha subito un rallentamento a partire dalla metà del XX secolo.
Prima del previsto?
Inoltre, questa ricerca fornirebbe anche a “scorcio di futuro”poiché secondo i risultati ottenuti, nell’ipotesi di un riscaldamento globale di 2 gradi Celsius, l’AMOC rischierebbe infatti di indebolirsi “da parte di terzi” rispetto a 70 anni fa.
Ciò porterebbe a cambiamenti significativi nel clima e negli ecosistemi, compreso un riscaldamento più rapido nell’emisfero meridionale, inverni più rigidi in Europa e un indebolimento dei monsoni tropicali nell’emisfero settentrionale.elenca gli autori.
“Le nostre simulazioni mostrano anche che è probabile che questi cambiamenti avvengano molto prima di quanto altri sospettassero”.aggiungono. Pertanto, se nelle proiezioni si tiene conto dell’ulteriore acqua di disgelo, la circolazione ribaltante potrebbe indebolirsi del 30% entro il 2040, vale a dire “20 anni prima rispetto alle previsioni iniziali”.
Questa settimana, a Baku, in Azerbaigian, dove si tiene la COP29, il “stallo di discussioni” e la pressione aumenta “Salviamo la conferenza sul clima”informano i nostri colleghi di Le Monde (19 novembre)…
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