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L’idea che si possa facilmente ordinare il DNA sintetico necessario per ricreare il virus dell’influenza spagnola del 1918 può sembrare fuori portata. Tuttavia, un esperimento condotto da un laboratorio del MIT ha rivelato che questo compito può essere svolto senza troppe difficoltà, mettendo in discussione le misure di sicurezza in atto. Anche con i controlli eseguiti dai fornitori per filmati potenzialmente dannosi, i rischi di abuso permangono, evidenziando la necessità di una maggiore vigilanza.
Questa esperienza dimostra che i notevoli vantaggi della biotecnologia possono a loro volta presentare notevoli vulnerabilità agli abusi. Una pandemia causata da un virus costituito da DNA sintetico, o anche un piccolo episodio di bioterrorismo, non solo causerebbe una crisi di salute pubblica, ma imporrebbe anche restrizioni paralizzanti alla ricerca scientifica.
Accessibilità delle sequenze genomiche: un’arma a doppio taglio
Sequenze genomiche di virus pandemici e protocolli dettagliati per produrre campioni infettivi dal DNA sintetico sono ora disponibili gratuitamente online, rendendo essenziale il monitoraggio sistematico di tutti gli ordini di DNA sintetico.
I leader nella sintesi genetica sono consapevoli dei rischi per la sicurezza e delle potenziali responsabilità. Dal 2009, i fornitori membri dell’International Gene Synthesis Consortium (IGSC) hanno volontariamente selezionato gli ordini, ma questi sforzi si rivelano insufficienti se la maggior parte dei non membri non seleziona i propri. Lo screening sequenziale può, tuttavia, essere facilmente aggirato.
Per testare l’efficacia delle pratiche attuali, due dottorandi del MIT hanno condotto un esperimento di squadra rossa supervisionato dall’FBI. Hanno utilizzato semplici strategie di evasione per mascherare gli ordini di frammenti di DNA che potrebbero essere utilizzati per replicare il virus dell’influenza del 1918.
L’approccio di Rey Edison e Shay Toner, autori principali dello studio, è stato quello di modificare leggermente le sequenze genetiche ordinate per eludere gli algoritmi di screening dei fornitori. In questo modo hanno potuto effettuare ordini senza essere scoperti. “ I nostri risultati dimostrano che quasi tutte le pratiche di screening della sintesi del DNA impiegate nell’ottobre 2023 non sono riuscite a respingere unità sottilmente camuffate che potrebbero essere assemblate per produrre agenti selettivi vitali, incluso un virus pandemico », scrivono i ricercatori nel loro documento.
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I risultati hanno evidenziato una realtà preoccupante: sebbene esistano meccanismi di screening, non sono infallibili. I ricercatori hanno sottolineato che il sistema attuale si basa troppo sulla buona fede dei fornitori e sulle tecnologie di screening che possono essere facilmente contrastate con conoscenze biotecnologiche relativamente basilari. Edison e Toner chiedono quindi una revisione dei protocolli di sicurezza, suggerendo l’integrazione di metodi avanzati per rafforzare l’individuazione e la prevenzione degli ordini sospetti. Questa esperienza evidenzia l’urgenza di sviluppare soluzioni più solide per proteggere la società dalle minacce poste dalla biotecnologia sintetica.
Verso una regolamentazione rafforzata?
Per proteggere la bioeconomia, è essenziale che le aziende continuino ad aderire a solidi protocolli di sicurezza, come quelli offerti dall’IGSC, che includono lo screening dei clienti e dei filmati. Sebbene questi sforzi siano già in atto, non sono ancora armonizzati a livello globale per garantire che tutti gli attori del settore applichino standard uniformi di biosicurezza.
Inoltre, con l’avvento delle tecnologie di biologia sintetica, ci troviamo a un bivio critico in cui innovazione e sicurezza devono coesistere. La possibilità di ricreare virus mortali come l’influenza spagnola del 1918 è agghiacciante. Non è solo una questione di scienza, ma di responsabilità collettiva. Il futuro della biotecnologia dipenderà quindi dalla nostra capacità di navigare con attenzione tra potenziale e pericolo.