A volte associati a un russamento marcato, si manifestano anche come sonnolenza e stanchezza durante il giorno, difficoltà di concentrazione o addirittura mal di testa al risveglio. La causa: la frammentazione del sonno e la mancanza di ossigeno ricevuto dal cervello. Perché se le persone colpite non percepiscono necessariamente queste pause respiratorie, il corpo ne soffre, sia a breve che a lungo termine. “Con il passare del tempo, queste apnee espongono a un rischio maggiore di ipertensione, ictus o addirittura infarto”, ricorda la dottoressa Chloé Cantero, responsabile della clinica del Dipartimento di pneumologia degli Ospedali universitari di Ginevra (HUG). .
Cresce il numero dei giovani
Da qui l’importanza di ricevere il trattamento il prima possibile. “Il rischio di soffrire di apnea notturna aumenta con l’età, ma va di pari passo anche con l’obesità. Tuttavia, poiché ciò avviene sempre prima, il Centro di Medicina del Sonno (cogestito dai reparti di pneumologia, neurologia e psichiatria, ndr) accoglie un numero crescente di giovani obesi affetti da questa patologia”, prosegue l’esperto. Collabora inoltre con altri servizi ospedalieri nell’ambito di percorsi clinici, ad esempio con il settore bariatrico (relativo alla gestione dell’obesità). “Le persone sottoposte a chirurgia bariatrica generalmente soffrono di apnea notturna, ma questo di per sé rappresenta un rischio di complicanze chirurgiche. All’HUG viene quindi offerto un follow-up presso il Centro di Medicina del Sonno prima di questi interventi”, precisa il dottor Cantero.
Pause respiratorie nei bambini
E che dire dei bambini? “Meno menzionata rispetto a quella degli adulti, l’apnea notturna esiste anche nei bambini. È quindi necessaria una vigilanza per ottimizzare la gestione di questi disturbi nei più piccoli”, sottolinea la dottoressa Regula Corbelli, assistente medico presso l’Unità di Pneumologia Pediatrica dell’HUG. Prima di specificare: «I sintomi notturni che dovrebbero allertarla combinano il russamento marcato, l’agitazione e l’impressione che il bambino faccia delle pause respiratorie durante il sonno. Durante il giorno queste apnee possono provocare affaticamento e una certa iperattività”. In caso di dubbio, è quindi necessaria una diagnosi. Come per gli adulti, si tratta di una poligrafia per misurare la respirazione notturna, la saturazione di ossigeno e i livelli di anidride carbonica tramite sensori sulla pelle. E il trattamento? “Tutto dipende dalla causa. Nella stragrande maggioranza dei casi, l’apnea notturna nei bambini è dovuta all’ingrossamento delle tonsille. A seconda dei casi e dell’età del bambino, la rimozione delle tonsille risolve il problema. Ma queste apnee possono essere legate anche a malattie neuromuscolari che indeboliscono la capacità respiratoria o, nei neonati, all’immaturità dell’apparato respiratorio. Sono quindi necessarie attrezzature adeguate, una tantum o a lungo termine, per garantire un equilibrio armonioso degli scambi di gas”.
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